La sfida dei bagnini : "Noi andiamo avanti. Salvataggi in torretta e mail agli alberghi"

Viaggio tra gli stabilimenti balneari che non hanno chiuso dopo l’ordinanza della Capitaneria di porto sul soccorso in mare "Volevamo resistere fino a metà ottobre ma così si fa dura".

La sfida dei bagnini : "Noi andiamo avanti. Salvataggi in torretta e mail agli alberghi"

Sopra Maurizio Bronzetti con il marinaio di salvataggio; al centro Andrea Sandroni

"Siamo aperti e gente ce n’è". Al Tortuga beach, zona 67 a Rimini, ci sono gli ombrelloni, i lettini con i clienti che si godono un tiepido sole, e in torretta c’è un salvataggio con la maglietta rossa. E’ tutto come pochi giorni fa, prima della serrata dei bagnini avvenuta come risposta all’ordinanza della Capitaneria di porto che impone il servizio di salvamento se si vuole mantenere aperto lo stabilimento balneare. Il provvedimento è nazionale e sui litorali dove ci sono ancora turisti si sono adeguati. Lo hanno fatto a Forte dei Marmi, ma lì gli stabilimenti balneari consistono in ombrelloni, ristoranti, chioschi e feste serali. Nella riviera riminese i bagnini fanno storia a sé, e con i lettini resta difficile ammortizzare il costo del servizio. Ci sono poi i bagnini che hanno il brevetto e possono salire in torretta, ma se dovesse accadere qualcosa allora scatta il penale. Troppe beghe, meglio chiudere.

Lo hanno fatto in tantissimi, ma alcuni hanno tenuto duro. "Noi andiamo avanti – riprende Maurizio Bronzetti del Tortuga beach – Abbiamo il nostro salvataggio in torretta e diamo il servizio. Già sabato scorso abbiamo iniziato a inviare mail agli hotel per presentargli la cosa. E devo dire che albergatori e clienti stanno rispondendo". Ieri mattina il sole è tornato e i turisti sono scesi in spiaggia. "Pensavo di iniziare a portare via parte delle attrezzature, ma aspetterò qualche giorno per i lettini. Per questa settimana ci saremo, poi da lunedì vedremo come va il meteo". Spostandosi dal Tortuga beach verso nord si incontra il Tiki, zona 26. Qui Gabriele Pagliarani l’aveva detto già pochi giorni dopo l’uscita dell’ordinanza: "Ci provo, non chiudo". Detto e fatto. Per quegli stabilimenti che sono assieme ai ristoranti di spiaggia ammortizzare i costi è più semplice. Per trovare un altro bagno aperto bisogna arrivare alla zona del porto. Allo stabilimento Primespiagge (bagni 5, 6 e 7) in torretta c’è Andrea Sandroni, uno dei titolari. "Il salvataggio lo faccio io – spiega – Per questa settimana ci siamo, poi penso che chiuderemo. Qualche straniero c’è ancora. Intanto sistemo le attrezzature e sono aperto".

Stessa cosa a Riccione. A ridosso di piazzale Azzarita sono tre gli stabilimenti aperti, il 108, 109 e 110. "Ci siamo messi assieme con una torretta - racconta Tarcisio Villa della 110 -, come accade in estate. Abbiamo due salvataggi che si danno il cambio. Ciò non toglie che questa ordinanza è sbagliata. E’ scritta male, buttata lì e suscettibile di interpretazione", dice Villa, laurea in giurisprudenza. "E’ scritto che la responsabilità è del bagnino per quello che accade alle persone in mare. In questo momento stiamo togliendo le attrezzature, ma ci sono ancora lettini e ombrelloni. Se dovesse accadere qualcosa in mare sarei comunque responsabile? Per questa settimana ci siamo poi chiuderemo ed è un peccato perché volevamo proseguire fino al 13 ottobre". A Riccione è aperta anche la zona 75, un rifugio per i turisti in cerca di un lettino.

Andrea Oliva