
Il 25 novembre sarà la giornata internazionale contro la violenza sulle donne
di Francesco Zuppiroli
RIMINI
Drogata. Violentata, ripetutamente e in gruppo. E poi gettata via, come se fosse un oggetto: abbandonata sul ciglio di una strada buia della provincia sud di Rimini, in una notte di inizio agosto. È un canovaccio dell’orrore, di uno stupro tremendo che acquista toni ancora più cupi guardando i protagonisti. La vittima è appena una ragazzina. Una 16enne riminese con la passione per i social network e una nomea da ’baby squillo’ con tanto di prezzario e canale Telegram per gli appuntamenti. E loro, gli orchi, sono due coetanei. Adolescenti. Due ragazzini di 18 e 17 anni residenti nel Pesarese, ora in carcere perché indagati per violenza sessuale pluriaggravata in concorso.
È la storia di una violenza inaudita e di un disagio profondo, che comincia sul web, dove i due indagati risalgono al profilo Telegram della 16enne. Lì dove la ragazzina mette in vendita – stando a quanto ricostruito dai carabinieri – foto del suo corpo, video o prestazioni sessuali. Tutto parte da qui, dalla richiesta di un incontro per consumare un rapporto in cambio di 300 euro. L’appuntamento è per la notte tra il 5 e il 6 agosto di questa estate, quando i due ragazzini salgono sull’auto della madre del maggiorenne e si dirigono verso il territorio riminese dalla provincia di Pesaro, nel luogo dove si sono dati appuntamento con la ragazzina. È qui che la 16enne sale sull’auto. I tre si appartano in un campo, consumano un po’ di droga, spinelli. Ma con il passare del tempo, la ragazzina inizia a capire che c’è qualcosa che non va. L’effetto della droga la stordisce, il comportamento aggressivo dei due giovani la spaventa a morte ed è a questo punto – così come ricostruito dagli investigatori coordinati dalla procura di Rimini, nella persona del pm Davide Ercolani – che la 16enne cerca di sottrarsi al patto di sesso. Respinge i due, ci ripensa e non ne vuole più sapere.
Ma l’incubo è già iniziato. Uno stupro violento stando alle accuse, un istinto animale che già a 17 e 18 anni spinge i due ad abusare ripetutamente della ragazzina nonostante i suoi tentativi di fermarli. E il buio non ha mai fine. Fino a quando da in fondo alla strada non spuntano i fari accesi della gazzella dei carabinieri, che la stessa 16enne ha chiamato. Ma i ragazzini se ne sono già andati. L’hanno abbandonata così, stordita dalla droga, mezza svestita e sofferente, fisicamente e nell’anima, sul ciglio di una strada buia. Dalla richiesta di aiuto della stessa ragazzina la notte dello stupro sono partite le indagini dei carabinieri che – attraverso le riprese delle telecamere della zona, la testimonianza della giovane vittima e anche il Dna isolato in due preservativi ritrovati – sono riusciti a stringere il cerchio intorno ai due amichetti di 17 e 18 anni.
A inchiodarli sarebbe anche un tatuaggio individualizzante indicato dalla stessa vittima e impresso sulla pelle del più piccolo. Una serie di elementi, con tanto di intercettazioni nelle quali i presunti autori della violenza parlano di quella sera, di quella ragazza, cercando di far quadrare le rispettive versioni e, addirittura, arrivando a pulire con l’aspirapolvere i sedili dell’auto utilizzata quel giorno. Una babele di indizi che ieri ha portato il gip del Tribunale a disporre la custodia cautelare in carcere per entrambi, con i carabinieri che hanno quindi trasferito alla casa circondariale di Pesaro il 18enne e nell’Istituto penale per minorenni di Bologna il 17enne, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.