Rimini, maxi multa alla piadineria. "La piadina vuota non esiste per il fisco"

La battaglia di una attività di San Clemente per evitare la sanzione. "L’Agenzia delle entrate ci ha chiesto 6.500 euro entro una settimana"

Selvaggia Crema e Alessandro Villa

Selvaggia Crema e Alessandro Villa

Rimini, 25 ottobre 2020 - "Per l’Agenzia delle entrate non è possibile che noi vendiamo le piadine vuote. Per loro non l’abbiamo raccontata giusta ed erano farcite. Così ci chiedono 6.500 euro entro il 30 ottobre". Se la Piadineria Selvaggia, solo di nome e non certo fiscalmente ci tengono a puntualizzare i titolari, non pagherà quanto chiesto, la cifra aumenterà. "Ma in questo anno molto difficile, per noi significherebbe rischiare di chiudere i battenti per un qualcosa che ci viene contestato, ma che non abbiamo fatto" ribatte Alessandro Villa.

Alessandro da anni aiuta la compagna Selvaggia Crema a mandare avanti la piccola piadineria su ruote. Un food track, per usare il termine corrente, che solca lo stivale portando la piadina in regioni e paesi, facendo conoscere quanto può essere speciale questo semplice prodotto alimentare nato a ridosso dell’Adriatico. Passione e una sana follia anima la coppia che ha iniziato la propria attività in Trentino diversi anni fa. "Viviamo a San Clemente, ma al tempo avevamo deciso di andare ad abitare in Trentino prendendo anche la residenza. Lì abbiamo avviato la nostra attività - racconta Villa -. Non è stato semplice, anzi era difficile far tornare i conti così con il tempo siamo ‘scesi’ nelle regioni centrali partendo dalla Toscana, anche se di fatto questa attività su ruote ci porta in giro per il Paese nelle grandi fiere del cibo di strada che si tengono".

Alessandro ha il suo impiego, mentre Selvaggia mette anima e corpo nel preparare le piadine. Fanno tutto loro, nulla di preparato. Nel corso degli anni sono anche arrivati riconoscimenti "di cui andiamo fieri. Non è certo una attività che ti arricchisce. Le difficoltà sono tante ed è la passione di Selvaggia a essere fondamentale". Poi un giorno arriva una lettera dall’Agenzia delle entrate di Belluno, "perché l’attività l’avevamo aperta quando eravamo residenti in Trentino". Nella quale "ci scrivono che secondo loro non è possibile che noi abbiamo venduto piadine vuote. Per loro non è possibile perché antieconomico. Per noi invece era un piccolo aiuto in più quando il turista o il cliente ci chiedeva un pacco di piadine prima di andarsene. E’ ovvio che una vuota costa poco, ma è sempre meglio che niente".

Una piadina costa un euro o meno, una farcita sei volte tanto. L’Agenzia ha fatto i propri conti e li ha presentati alla Piadineria. "Non è l’unica contestazione che ci muovono. Secondo loro una piadina deve pesare 80 grammi, non di più. Facendo i conti su quanta farina e lievito utilizziamo ci dicono che ne abbiamo prodotte più di quanto dichiariamo. Ma una piadina da 80 grammi il cliente non me la mangia, anzi me la tira addosso. Ne servono almeno 120. Tutto questo lo ha deciso l’Agenzia. Non ci hanno contestato i numeri e i registri perché fiscalmente va tutto bene. E non da oggi, in tanti anni mai avuto una sanzione, uno scontrino non emesso e così via".

Oggi Alessandro e Selvaggia cercano un aiuto. Con un post su Facebook si sono appellati al buon cuore di un avvocato che li aiuti pro bono. "Ci hanno contattato alcuni professionisti da var ie parti d’Italia. Abbiamo pochi giorni per agire".