REDAZIONE RIMINI

Nuova bufera sul Gobbi. Il Comune in trincea: "No ai profughi nell’hotel. Questa non è accoglienza"

L’assessore alla sicurezza Juri Magrini si schiera con residenti e operatori: "Hanno ragione a protestare, la situazione rischia di diventare ingestibile. Vanno cambiate le norme, i migranti non vanno ospitati in zona turistica". .

Nuova bufera sul Gobbi. Il Comune in trincea: "No ai profughi nell’hotel. Questa non è accoglienza"

"Hanno perfettamente ragione i residenti e gli albergatori di Marebello a raccogliere firme per dire no ai profughi all’hotel Gobbi. La nostra amministrazione è da sempre attenta all’accoglienza e all’inclusione, ma è anche necessario che l’ospitalità dei migranti non avvenga nella zona turistica della città, creando di fatto situazioni di imbarazzo e potenziale destabilizzazione di chi viene a trascorrere una vacanza a Rimini". Lo afferma l’assessore alla sicurezza Juri Magrini, che prende la parola dopo mobilitazione avviata in questi giorni da un gruppo di abitanti e operatori, contro l’ipotesi di aprire un nuovo centro di accoglienza straordinario nell’albergo di via Siracusa, già finito nella bufera nell’agosto del 2022 per le truffe ai turisti, ‘bidonati’ dai gestori dell’epoca. L’hotel nel frattempo ha cambiato nome, da Gobbi a Big. I proprietari – del tutto estranei ai fatti di due estati addietro – l’hanno messo in vendita. Tra i soggetti che hanno mostrato interesse per l’albergo anche la cooperativa sociale Eucrante, che gestisce già una struttura a Viserba, dove ospita una ventina di donne provenienti da vari paesi africani, insieme ai loro figli.

Quanti alberghi accolgono attualmente profughi a Rimini?

"Con l’ex Gobbi diventerebbero otto da Viserba a Miramare, tutti in zona turistica, con circa 250 persone alloggiate. È una situazione imbarazzante".

Al Comune non è stato chiesto un parere?

"No. L’amministrazione non viene mai coinvolta in questi percorsi, lo apprendiamo sempre successivamente. E non è la prima volta che soggetti che partecipano ai bandi della Prefettura per l’accoglienza dei migranti vanno poi in cerca di alberghi dove sistemarli. Il problema, ovviamente, non è l’accoglienza. E il Comune vuole fare la sua parte. Ma mentre le cooperative sociali si muovono, poi a noi tocca ricevere segnalazioni, lamentele e proteste da parte dei residenti".

Come la mettiamo poi con Rimini aperta e accogliente?

"Rimini è una città solidale, ma vive di turismo. E mettere fianco a fianco, un balcone di fronte a un altro, una persona in vacanza con chi è scappato da una guerra o da una situazione di pericolo, non sembra opportuno".

È un problema di norme nazionali, l’individuazione di strutture per l’accoglienza, o si può fare qualcosa a livello locale?

"Le disposizioni sono nazionali. Io ho detto al ministro Piantedosi, lo scorso anno a Bologna, che le località turistiche si trovano in difficoltà a gestire queste situazioni. Siamo pronti ad aiutare chi è in difficoltà, ma non vogliamo trovarci poi di fronte a scelte fatte da altri. Le norma vanno corrette: le zone turistiche di una città restino escluse".

La Prefettura e le cooperative potrebbero gestire meglio la situazione?

"La Prefettura applica le disposizioni che sono di carattere nazionale. E le cooperative, dal canto loro si attengono ai bandi, e cercano comprensibilmente di aggiudicarseli in ottemperanza alle disposizioni contenute. Il punto è che servono nuove regole, che tengano conto della peculiarità dei singoli territori".

Mario Gradara