Omicidio di Rimini, c'è un video del momento degli spari

Il senegalese Makha Niang è stato ucciso con due colpi di pistola. Nessuna ipotesi investigativa è esclusa

Omicidio a Rimini, nel rquadro la vittima Makha Niang (Migliorini)

Omicidio a Rimini, nel rquadro la vittima Makha Niang (Migliorini)

Rimini, 20 aprile 2018 - Un colpo di pistola gli ha spaccato il cuore mentre un altro colpo gli ha trapassato il tallone. Il tutto immortalato da una telecamera. L’omicidio di Makha Niang, il 27enne senegalese lavapiatti è stato ripreso da un video della zona, in via Coletti ed già in mano degli inquirenti.

Si vedrebbe un uomo in auto, un Suv scuro, sparare. Esattamente dove è stato trovato il giovane senegalese. Anche un pescatore che stava andando in bici verso la sua imbarcazione ha udito i due spari, senza però riuscire a vedere nulla.

Ma le bocche restano cucite tra gli investigatori, nessuno parla. Il caso è troppo delicato. Molte le piste seguite, nessuna esclusa. Persino quella che fa più paura, quella dell’odio razziale stile Macerata. «Non abbiamo elementi nè per confermarla nè per escluderla, ma è una conclusione prematura», si limita a dire il procuratore capo Elisabetta Melotti. Ed anche la comunità senegalese è in agitazione: «Chiamano da tutta Italia per sapere – spiega Papa Modou Seck, il responsabile di quella riminese – Tutti temono che sia un’aggressione razziale». image

Ma un’altra pista viene seguita ed è quella che porta a due albanesi, di poco più di 20 anni. Mercoledì sera sono stati intercettati e catturati dai carabinieri a bordo di una Tiguan nera, a pochi metri dal ponte del delitto. Una coincidenza? A bordo avevano un revolver «Smith& Wesson» calibro 357 da sette colpi, con un proiettile dello stesso calibro e due bossoli inseriti ancora nel tamburo. Ma, stando agli inquirenti, la pistola sequestrata non è compatibile con le ferite riportate dal senegalese. I due albanesi sarebbero gli autori di un’altra misteriosa sparatoria avvenuta a Santarcangelo. Gli interrogativi restano.    Di certo si sa che Niang era seduto sulla panchina sul lungofiume degli Artisti. E stava aspettando qualcuno, una donna forse. Invece, all’improvviso, è arrivata la morte. I due colpi, sparati con probabilità da una pistola a tamburo di medio calibro, forse una 7,65, lo hanno centrato in due parti. Una pallotta lo ha colpito all’altezza del tallone mentre l’altra, quella fatale, è entrata all’altezza della spalla sinistra, poi, nella sua traiettoria ha spaccato l’aorta per uscire dall’altra spalla. Così ha stabilito l’autopsia eseguita dal professor Giuseppe Fortuni.

Il ventisettenne africano è morto dissanguato. Accanto al suo corpo c’era il suo cellulare. Il giovane aveva trascorso la serata con gli amici senegalesi. Poi, verso le 23,30 se n’era andato dopo aver ricevuto una telefonata. Non aveva detto nulla ai suoi connazionali. Dal telefonino di Niang sono partite diverse telefonate (almeno 4 o 5), l’ultima all’1,50 verso il numero di una donna, ma dall’apparecchio nessuna risposta. Poi alle 2,03 la misteriosa ragazza ha richiamato il senegalese, ma lui non ha potuto rispondere. Era già morto.