REDAZIONE RIMINI

Paziente morì per embolia. Dottoressa viene assolta

Accusata di omicidio colposo. Conclusa dopo 7 anni la battaglia giudiziaria

Paziente morì per embolia. Dottoressa viene assolta

Assolta dall’accusa di omicidio colposo perché il fatto non sussiste. Dopo sette anni, si è conclusa la battaglia legale di una dottoressa in forza al pronto intervento dell’ospedale Cervesi di Cattolica, finita alla sbarra in quanto imputata nel processo legato al decesso di un uomo di 56 anni, che si era spento all’ospedale di Rimini il 3 agosto del 2016 a seguito delle complicazioni legate ad un’embolia. La professionista era difesa dall’avvocato Leonardo Bernardini del foto di Rimini. Il procedimento aveva preso le mosse dalla denuncia presentata dai familiari dell’uomo. Quest’ultimo, il 31 luglio del 2016, si era recato al pronto soccorso del Cevresi lamentando un dolore alla spalla sinistra dopo aver svolto dei lavori in campagna. Il medico, dopo averlo visitato e aver escluso che si trattasse dell’avvisaglia di un possibile infarto, lo aveva dimesso prescrivendogli un antidolorifico. Qualche giorno dopo, precisamente il 3 agosto, il 56enne era stato però accompagnato in pronto soccorso a causa di un rigonfiamento della gamba. Lì la situazione era precipitata nel giro di poco, nonostante gli sforzi disperati del personale sanitario che aveva provato in tutti i modi a salvarlo: in serata l’embolia aveva infatti raggiunto il cuore, portando quindi alla morte del paziente. I familiari del defunto si erano quindi rivolti ad un legale per portare la vicenda all’attenzione della Procura di Rimini e avevano chiamato in causa la dottoressa che aveva preso in carico il paziente nel corso della prima visita al pronto intervento di Cattolica, ipotizzando una possibile responsabilità medica: la dottoressa, secondo l’accusa, avrebbe infatti avuto la possibilità di prevedere la futura insorgenza dell’embolia ed evitare in questo modo la morte del paziente. Opposta la tesi difensiva, per la quale il decorso dell’embolia era cominciato successivamente alla visita del 31 luglio, non potendo dunque essere prevista in alcun modo dall’imputata. Già in occasione dell’udienza preliminare, un accertamento richiesto dall’avvocato della difesa aveva escluso errori di negligenza commessi dalla dottoressa durante la prima visita. Ciò nonostante, la donna era stata rinviata a giudizio e si è così trovata alla sbarra. Alla fine tuttavia il giudice ha riconosciuto le sue ragioni assolvendola dalle accuse.

l. m.