RITA CELLI
Cronaca

’Pluto’, quando il denaro acceca gli uomini

Dall’opera di Aristofane, portata in scena a Cattolica, una lezione che vale ancora ancora oggi

Dall’opera di Aristofane, portata in scena a Cattolica, una lezione che vale ancora ancora oggi

Dall’opera di Aristofane, portata in scena a Cattolica, una lezione che vale ancora ancora oggi

"L’uomo rincorre il denaro diventando cieco". La frase sintetizza tutto lo spettacolo Pluto, andato in scena nei giorni scorsi al teatro Snaporaz di Cattolica e patrocinato dal Ministero della cultura. La rappresentazione è ispirata all’opera di Aristofane, rivisitata dalla compagnia ’I Sacchi di Sabbia’ composta da Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri e Enzo Illiano. Il protagonista dell’opera, Cremilo, consulta il dio Apollo a causa di un dubbio che lo assale: perché le persone ingiuste vengono graziate dalla ricchezza mentre le persone per bene cadono nella povertà? Per gli umani la spiegazione è l’invidia che Zeus prova nei confronti degli esseri umani. Trasportato dalla sua ira decide di accecare Pluto, il dio del denaro, in modo che non potesse più distinguere i meritevoli dai disonesti. L’impresa impossibile di Cremilo è quella di restituire la vista al dio Pluto affrontando un’odissea di avventure. Riuscirà a convertire gli ingiusti a lasciarsi andare al bisogno?

Caratterizzati da una forte chiave ironica, alcuni personaggi mantengono il lessico di appartenenza, unendo l’accento toscano a quello napoletano stretto e creando un ascolto piacevole. La scenografia è composta da semplici oggetti come la palla da calcio, la pigotta del protagonista (che impersonifica suo figlio), semplici abiti di scena, il tutto è accompagnato dal suono dell’ukulele e da calzini colorati. Dalla semplice scenografia alla complessità del valore morale dei personaggi e della trama, che trasmettono allo spettatore pensieri e dubbi. Ognuno di noi è come se indossasse ancora le vesti tipiche greche, la società odierna è attaccata come allora al denaro e all’ambizione, al bisogno di ricchezza. I veri protagonisti sono le debolezze degli uomini: l’attaccamento alla famiglia, al denaro, la sessualità.

Durante lo spettacolo la ricerca introspettiva da parte del pubblico è inevitabile. La morale dello spettacolo risulta attuale per ogni periodo storico: quante ingiustizie sono avvenute in nome del denaro? In nome di un dio, un idolo, che attribuisce il valore fondamentale dell’esistenza umana a una ricchezza puramente fine a se stessa? Quante persone per bene hanno messo da parte la giustizia per una somma di denaro? Ora vi lasciamo con una domanda: siamo davvero disposti a rinunciare ai beni materiali per un valore superiore?

Anna Scaperrotta e Gianluca Leardini Classe VS Liceo Scienze Umane Morciano di Romagna Coordinamento Centro Diego Fabbri Forlì