Procacci e la mitica Squadra del ‘76: "Ha fatto la storia del tennis italiano"

Il produttore presenta a Riccione il film dedicato all’Italia che vinse la Coppa Davis in Cile

Procacci e la mitica Squadra del ‘76: "Ha fatto la storia del tennis italiano"

Procacci e la mitica Squadra del ‘76: "Ha fatto la storia del tennis italiano"

L’Italia del grande tennis stasera alle 21 approda al Cinepalace Giometti di Riccione, dove per Cinema d’Autore è in programma la proiezione-evento di Una squadra - Il film, versione cinematografica della docuserie di Domenico Procacci, regista e produttore, nonché fondatore nel 1989 della Fandango, che per l’occasione s’intratterrà col pubblico. La pellicola tratta in particolare della Coppa Davis, negli anni compresi tra il 1976 e il 1980, e di quattro campioni mondiali Adriano Panatta, Paolo Bertolucci, Corrado Barazzutti, Tonino Zugarelli, capitanati da Nicola Pietrangeli.

Procacci, che vedremo stasera?

"La versione cinematografica di una serie tuttora visibile su Netflix e su Sky. È lo stesso racconto in questo caso più centrato sulla vittoria degli azzurri alla Coppa Davis del 1976 in Cile. La serie invece copre un arco più ampio, perché parla pure delle altre finali nei quattro anni successivi. Tutto nasce dalla sensazione che quella vittoria non fosse stata abbastanza raccontata per immagini, anche se su quella vicenda sportiva esistevano dei libri. C’era la convinzione che ci fosse spazio per un racconto dettagliato e che servisse a celebrare una vittoria di fatto mai festeggiata".

Il motivo?

"La festa è stata osteggiata per le note vicende politiche, che un po’ si raccontano nel film. Una buona parte dell’Italia preferiva non aver nulla a che fare con il regime di Pinochet, instaurato tre anni prima, nel 1973, col colpo di Stato in Cile. Preso il potere il dittatore lo gestiva in modo molto violento. Si era così acceso un dibattito sull’opportunità o meno di partecipare alla competizione, sfociato addirittura in interrogazioni parlamentari, cortei in strada e discussioni in tv. Per me questo film è motivo di soddisfazione anche perché è l’unico che ho firmato da regista ed è seguito pure da chi non è appassionato del tennis".

Come ha lavorato coi quattro campioni e col loro capitano?

"Lavorare con tutti loro è stato molto piacevole, perché disponibilissimi e generosi, per cui è stato tutto facile, non abbiamo avuto difficoltà. I contatti tra loro si erano un po’ persi, si vedevano molto di rado. Tranne una reunion per un decennale tutti insieme non si erano più incontrati. La serie li ha riavvicinati e questo mi rende contento".

Ha mantenuto i rapporti con loro?

"Con tutti loro mantengo ottimi rapporti. Con Panatta e Bertolucci continuiamo a realizzare un podcast, intitolato La telefonata, in cui loro commentano eventi e tornei legati al mondo del tennis, prendendosi un po’ anche in giro tra loro, per cui è pure divertente. È tra i primi nelle classifiche di ascolto dei podcast" .

L’Italia vinse, ma per risalire sul gradino più alto del podio abbiamo dovuto attendere Sinner e compagni.

"Sinner è un personaggio che mi piace molto, è un giocatore fortissimo, sta riscuotendo successi clamorosi. Di certo il tennis raccontato da questo film e dalla serie è molto lontano da quello di oggi, non tanto nel gioco, ma per quello che c’è intorno. Allora i giocatori che partecipavano ai tornei giravano soli, la sera uscivano con gli avversari del giorno dopo o del giorno stesso, oggi ognuno ha il suo entourage il suo team che lo cura e lo protegge. C’è meno romanticismo ed è tutto è più controllato".

Ha lavorato con importanti registi e ha al suo attivo oltre sessanta film, cos’altro fare?

"Ci sono registi come Sorrentino e Garrone con i quali mi piacerebbe tornare a lavorare. Spero di continuare pure con altri, come con Nanni Moretti col quale ho fatto i suoi ultimi quattro film. A me oltretutto piace scoprire nuovi talenti e produrre per dare modo ad altre voci di esprimersi".

Cosa sta preparando ora?

"A maggio cominceremo a lavorare su L’Angelo infelice, film di Paolo Strippoli, giovane regista. Stiamo poi chiudendo altre produzioni. Abbiamo girato Facciamo tutti centro di Paola Randi e Fuochi d’artificio della regista Susanna Nicchiarelli, serie in montaggio per la Rai".

ntanto rieccola in Romagna.

"Conosco molto bene questa terra, perché una parte della mia famiglia, quella materna, è di Rimini, dove ho dei cugini e tanti affetti. Da piccolo ogni anno trascorrevo parte dell’estate a Rimini. Poi Riccione, dove sono tornato più volte per Cinè. Sarà un caso, ma tante persone che lavorano con me sono di questa zona".

Nives Concolino