
I tifosi accolgono i giocatori al Flaminio dopo il successo a Forlì (foto in alto)
È un salto nel multiverso del basket, quello appena compiuto dalla palla a spicchi cittadina.
Rinascita Basket Rimini è nata ufficialmente il 3 luglio 2018 con la conferenza al Peacock, a San Giuliano, e a quasi sette anni di distanza si giocherà l’ammissione alla massima serie con la sfida a Cantù, in una serie al meglio delle cinque partite che partirà domenica al Flaminio.
Ed è stato proprio sulle rampe del Flaminio, domenica sera, che oltre 300 tifosi hanno accolto la squadra di ritorno da Forlì, dopo la vittoria nella quarta partita del derby di semifinale. Le ultime due gare sono state giocate a porte chiuse, senza pubblico, e i sostenitori di Rbr hanno voluto applaudire la squadra nell’unico modo possibile, attendendola al ritorno a casa e celebrando ogni giocatore come un eroe moderno. In sette anni, dalla Serie C a una finestra che guarda alla A.
Ancora socchiusa, va detto, perché l’avversario è di primissimo livello e le possibilità per entrambe sono reali. La storia del Basket Rimini affonda le radici nel primo dopoguerra, con la fondazione del 1947 e la successiva attività, con gli anni ruggenti di A e A2 che hanno fatto innamorare generazioni di riminesi. Rbr ha ereditato storia e colori, si è ripresa lo storico codice federale Fip, lo 000122, ma di fatto è ripartita da zero.
Dalla C, di promozione in promozione. Quella con Massimo Bernardi sulla panchina, in B al primo anno, e quella con Mattia Ferrari che ha portato la squadra in A2 nel 2022. E, in A2, Rimini è una squadra ambiziosa, che da un anno e mezzo, sotto la guida di Sandro dell’Agnello, sta viaggiando ad alti ritmi.
La vittoria più grande è stata, in ogni caso, un’altra. Quella di aver saputo creare una rete reale col territorio e le sue forze produttive. Lo spettacolo del Flaminio, primo palazzetto di tutta la A2 per percentuale di riempimento (98.4%), è solo una conseguenza. La dirigenza, con l’amministratore delegato Paolo Carasso e il direttore generale Davide Turci, dal primo giorno ha voluto allargare il bacino delle società affiliate, degli sponsor e degli appassionati.
Obiettivo numero uno: legarsi al territorio. Ancor prima delle vittorie, che poi sono comunque arrivate in serie. L’appetito, però, è reale, come affermato a più riprese dal presidente Paolo Maggioli alla viglia della stagione. Nessuno, in società, ha chiesto a squadra e staff la Serie A come obiettivo primario, ma solo "affacciarsi alla possibilità della promozione, migliorare il risultato degli anni precedenti". Vale a dire, vedere un po’ che effetto fa avvicinarsi al traguardo più ambito.
L’ultimo giorno in A della pallacanestro cittadina? Il 6 maggio 2001, quando la Fortitudo Bologna riuscì a battere la Vip Rimini al Paladozza e ne decretò la retrocessione. Quasi un quarto di secolo. E tra i bolognesi giocavano anche un paio di ragazzi che questa città la conoscono bene, Carlton Myers e Massimo Ruggeri. Anche Sandro De Pol, che in queste finali sarà a bordocampo a commentare per la Rai. Perché la storia torna sempre e Rimini vuol farsi un altro viaggio con l’elite del basket italiano. Ora Rbr è a un passo dal sogno: Cantù, corazzata storica della pallacanestro nazionale, è l’ultimo ostacolo sulla via della Serie A1. Una sfida affascinante e dura, tra due piazze con grande tradizione e fame di ritorno al vertice. Si parte domenica. Sarà una serie da batticuore, con Rimini che si gioca tanto: non solo una promozione, ma il compimento di una rinascita che in sette anni ha ribaltato il destino.
Loriano Zannoni