
Tonino Bernabè
Dottor Tonino Bernabè, quanto è strategica oggi la gestione dell’acqua per il nostro Paese?
"L’acqua è un asset economico fondamentale, e il settore idrico non è solo un servizio essenziale ma un motore di sviluppo. Proprio in questi giorni, con il direttore generale di Romagna Acque GianNicola Scarcella, ho partecipato a Roma alla presentazione del Blue Book 2025 e del libro bianco Valore Acqua. Il quadro che emerge è chiaro: i cambiamenti climatici stanno ridisegnando la nostra relazione con l’acqua. L’Italia deve affrontare il paradosso della scarsità in alcune aree e delle alluvioni in altre".
Cosa significa per Rimini e la Romagna?
"Gli eventi estremi sono diventati sempre più frequenti. A Rimini e provincia il problema è duplice: da un lato la difficoltà di trattenere l’acqua nei periodi siccitosi, dall’altro il rischio di eventi alluvionali che mettono in ginocchio interi quartieri. Servono investimenti in infrastrutture per la raccolta e la gestione efficiente dell’acqua".
Ci sono progetti in corso per migliorare la rete idrica romagnola?
"Sì, e sono fondamentali. A livello regionale tratteniamo appena l’11% dell’acqua piovana, e le perdite idriche sono ancora troppo elevate, anche se in Emilia-Romagna siamo sotto la media nazionale. Per affrontare la sfida, stiamo lavorando su diversi fronti. C’è un progetto chiave per Rimini: il rafforzamento dell’acquedotto della Romagna con la nuova direttrice che collegherà il potabilizzatore della Standiana alle vasche di Monte Casale di Bertinoro. Il ramo costiero verrà potenziato fino a Torre Pedrera e Cattolica, con il raddoppio della condotta principale da Capaccio a Monte Casale. Solo nel triennio 2024-2027 sono previsti oltre 65 milioni di euro di investimenti, che saliranno a 93,5 milioni entro il 2029".
Un piano ambizioso. Ma i fondi del Pnrr termineranno nel 2026. Come si finanzieranno questi interventi?
"Dopo il Pnrr continueremo a utilizzare una combinazione di tariffe, tassazione, fondi europei e strumenti finanziari innovativi come i Blue Bond e la Blue Finance. Inoltre, dobbiamo spingere le aziende private a investire attraverso i Certificati Blu. Il settore idrico è a forte intensità di investimento. Nel Nord Italia, dove il servizio è affidato a un unico gestore, l’investimento pro capite è tra gli 80 e i 100 euro l’anno, mentre al Sud scende tra i 7 e i 10 euro".
E per Rimini?
"Rimini è stata tra le prime a mettere a gara il servizio idrico. L’affidamento in house di Romagna Acque è garantito fino al 2027, ma il futuro passa dalle aggregazioni. Entro il 2025 si trasferiranno le reti idriche di Amir, Sis, Unica Reti e Ravenna Holding a Romagna Acque, per creare una patrimoniale unica in grado di finanziare al meglio gli investimenti".
Quanto pesa il costo energetico nella gestione del servizio idrico?
"Tantissimo. Il settore idrico è energy-intensive, e dobbiamo ridurre questa dipendenza investendo in energie rinnovabili. Puntare sull’autoproduzione energetica significa abbattere i costi e rendere il sistema più sostenibile. Questo si traduce anche in benefici per le tariffe".
Infine, quali sono le altre grandi sfide per il futuro dell’acqua in Romagna?
"Dobbiamo lavorare su più temi: il bilancio idrico, la tutela della qualità dell’acqua e la resilienza climatica. Infine, dobbiamo promuovere una visione più sostenibile dello sviluppo, favorendo il riuso circolare delle risorse e la rigenerazione urbana. Non possiamo più permetterci un’economia che consuma e basta: dobbiamo trasformarla in un modello sostenibile".