LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Vigile del fuoco, un anno dal delitto: "Io e mia moglie non dormiamo più"

Rimini: il dolore del padre di Giuseppe Tucci, vittima dell’aggressione del buttafuori Klajdi Mjeshtri. A Miramare una messa per ricordarlo. I genitori: "Quel ragazzo ha distrutto la nostra famiglia”

Giuseppe Tucci sul letto dell’ospedale, accanto il padre Claudio

Giuseppe Tucci sul letto dell’ospedale, accanto il padre Claudio

Rimini, 11 giugno 2024 – Un anno. Un anno è passato da quella terribile telefonata che ha cambiato per sempre la vita di Claudio Tucci, della moglie Lella e di una famiglia intera. "Ci hanno detto che nostro figlio Giuseppe – ricorda il padre della vittima – era stato coinvolto in un’aggressione fuori da una discoteca e che si trovava in ospedale, in coma irreversibile. Quando ho chiesto se c’era qualche possibilità per lui, mi hanno risposto che nemmeno un miracolo avrebbe potuto salvarlo. Non me lo dimenticherò mai. Da quella volta, io e mia moglie, la notte, non riusciamo più a dormire".

Oggi alle 11, nella chiesa Sacro Cuore di Miramare, è in programma una funzione per ricordare il vigile del fuoco di 34 anni, all’epoca in servizio al distaccamento di Miramare, padre di un ragazzino di 15 anni. A processo per quella vicenda, con la formula del rito abbreviato, c’è Klajdi Mjeshtri, il buttafuori di origine albanese di 29 anni, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, accusato di aver colpito il figlio di Claudio, Giuseppe Tucci, con una serie di pugni al volto, alla testa e al fianco, fino a causarne la morte all’esterno della discoteca Frontemare di Rimini, al termine di una lite scoppiata dentro il locale, a quanto pare per via di una ragazza.

I genitori di Tucci, fino ad oggi, non hanno mai saltato un’udienza e saranno presenti anche il 26 giugno prossimo per la discussione e, con ogni probabilità, per la lettura della sentenza. Determinanti saranno gli esiti della perizia del medico legale, scelto come consulente del tribunale per l’analisi dei risultati dell’autopsia svolta sul corpo del vigile del fuoco. "Confidiamo nella giustizia – dice Claudio, con la voce rotta dal pianto e dall’emozione – e speriamo in una pena esemplare per chi ci ha portato via per sempre nostro figlio. Giuseppe è stato ucciso a sangue freddo e mani nude per nulla, senza un vero motivo, da chi avrebbe dovuto proteggerlo, da un ragazzo che in teoria si sarebbe dovuto occupare della sicurezza nel locale. Con il suo gesto, ha distrutto una famiglia e la vita di due genitori che da allora non riescono a darsi pace. Non ci sono parole per spiegare il dolore che proviamo e che ci accompagna senza darci tregua, giorno e notte. Ancora stento a credere che possa essere successo davvero: vorrei svegliarmi e scoprire che mio figlio Giuseppe è ancora qui, al mio fianco".

"Come ho già detto – aggiunge Tucci, anche lui vigile del fuoco in servizio a Foggia – riponiamo massima fiducia nella giustizia, anche se c’è tanta rabbia per alcuni risvolti di questo processo. Non possiamo cambiare le leggi e li accettiamo, ma dentro di noi non riusciamo a comprendere alcune cose. E’ stato detto che Giuseppe era ubriaco, è stato ipotizzato che la causa della morte non siano stati i pugni ma la caduta a terra. Capisco che si tratti di una strategia difensiva, ma per me quel ragazzo non è altro che un assassino".

Un solo pensiero rincuora la famiglia di Tucci. "Nostro mio figlio continua a vivere nelle persone che hanno ricevuto i suoi organi. Cuore, fegato, polmoni: grazie a queste doni è stato possibile salvarle delle vite. I riceventi oggi sono in buonissime condizioni e questo è l’unica nota di sollievo che ci rende orgogliosi e ci spinge ad andare avanti. Nostro figlio amava il suo lavoro, si adoperava per gli altri, e siamo certi che avrebbe condiviso questa scelta". La Procura (pm Davide Ercolani) contesta a Mjeshtri l’omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e dall’aver agito in ambito lavorativo. Padre e madre di Tucci sono assistiti dall’avvocato Marco Ditroia, mentre la compagna e il figlio 15enne di Tucci sono rappresentati dall’avvocato Marco Ferri.