Chiosco abbattuto, ma la piazza non apre

I lavori dovevano terminare i primi di luglio, ci sono ancora le transenne. Ecco com’era quello scorcio nel passato

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Ancora ritardi dei lavori nell’area dove sorgeva il chiosco adiacente a piazza Merlin. Nonostante la struttura non esista più e nonostante il termine dei lavori fosse stato fissato nei primi giorni di luglio, l’area rimane recintata, in attesa del rifacimento della pavimentazione. Davanti al cantiere si fermano i residenti che cercando di sbirciare oltre la ‘palizzata’ per capire cosa stia succedendo, perché la piazzetta non viene ancora aperta. La piazza è stata anche riprodotta in un’opera del pittore Gino Pinelli, trevigiano di origine, ma insegnante di disegno per lunghi anni all’istituto tecnico della città, dove risiedeva con la moglie. Un piatto, dipinto a mano e con dedica sul retro, che riproduce l’antica bellezza della piazzetta dove sorgeva il gazebo ormai demolito. Una prospettiva che parte dall’ombra di Porta San Bortolo, guardando al bivio di via Cavour e via X luglio, quando ancora non c’era nulla. Il proprietario del piatto è Roberto Magaraggia, che racconta di averlo avuto in dono dalla nipote del pittore. "Questo dipinto dà la giusta collocazione di come la piazza era e di come dovrebbe essere – commenta – riportando in vita la bellezza della Rovigo d’una volta, troppo spesso rovinata da opere assai discutibili. Rendere accessibile questi spazi darà anche la possibilità a residenti e turisti di godere di un’area molto affascinante, senza la presenza di qualcosa che limiti la vista". Secondo Magaraggia tutta l’area merita di essere valorizzata e ripristinata. "A partire dalla piazza Merlin. Questa piazza è in un certo senso estremamente femminile, con il richiamo dell’acqua, simbolo di vita, fino alle acacie che la circondano, piante che appartengono al gruppo della mimosa, un simbolo di sensibilità e femminilità da sempre". La speranza è che, una volta tolto il cantiere, tutta l’area, incluso anche il mercato coperto, venga curata e sistemata, riportandola all’antico prestigio. "La bellezza chiama altra bellezza – dice ancora Magaraggia – mentre le cose trascurate, avvolte nell’oblio tendono a suscitare atteggiamenti di incuria generale. Iniziare dalle piccole cose, passo dopo passo, può solo che dare prestigio ad una città che, da troppi anni, necessita di importanti progetti di recupero. Basta guardare ai tanti palazzi storici chiusi e abbandonati ormai da anni, dal Genio Civile fino all’antico liceo Celio".

Agnese Casoni