Coronavirus Rovigo, confini blindati. Chiuse tutte le scuole in Veneto

Psicosi, mille telefonate al 118. Ora c'è il numero verde. In quarantena due donne ferraresi che lavorano nell’ospedale di Schiavonia

Un’operatrice sanitaria ieri davanti all’ospedale di Schiavonia

Un’operatrice sanitaria ieri davanti all’ospedale di Schiavonia

Rovigo, 23 febbraio 2020 -  Sono Rovigo e il Polesine a dividere l’Emilia Romagna dalla provincia di Padova dove venerdì sera c’è stato il primo morto da Coronavirus, un 78 enne di Vo, piccolo Comune sui Colli Euganei. Ormai però anche nella striscia di terra tra Adige e Po il panico da contagio è palpabile, oltre mille le telefonate al 118 rodigino soltanto ieri. Negli ambienti di lavoro e nelle piazze non si parla d’altro.

Tutte le scuole del Veneto, di ogni ordine e grado, saranno chiuse fino al primo marzo. Lo prevede l'ordinanza cofirmata dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, e dal ministro della Salute Roberto Speranza. Se la situazione sanitaria non dovesse migliorare lo stop potrebbe essere prolungato ulteriormente. "Sappiamo di creare un grave disagio per tutti - ha detto Zaia - ma la salute viene prima di tutte, non avrei mai voluto firmare un documento del genere è l'atto più difficile che un presidente di Regione possa prendere". "È per un sacrificio - ha aggiunto - che spero venga capito, la salute viene prima di tutto". 

Anche giovani che studiano all’università di Ferrara staranno a casa tutta la settimana prossima perché l’ateneo ha sospeso le attività didattiche. Sono 7.200 gli studenti veneti, un terzo del totale. Chiuse anche tutte le università del Veneto, i rettori si sono messi d’accordo.

 Quasi chiunque ricopra ruoli dirigenziali, in qualsiasi ambito, si interroga su che misure adottare. La società dell’acquedotto, che serve il Polesine e la Bassa Padovana, ha chiuso gli sportelli fino a martedì quando resteranno aperti solo quelli di Monselice e di Rovigo ma installerà pannelli divisori tra clienti e sportellisti. La federazione della pallavolo ha sospeso tutti i campionati mentre quella del calcio ha rinviato a data da destinarsi solamente le partite dove ad incrociarsi sarebbero squadre delle due province. Le altre gare verranno disputate normalmente.

Nel frattempo Vo è blindata. Chiusi i negozi, tranne alimentari e farmacie, chiuse le scuole, interrotte le fermate dei mezzi pubblici. Il paese resta aperto al traffico, ma la Prefettura ha chiesto al Comune di predisporre un piano nel caso si fosse costretti a dire stop alla circolazione. L’uomo che è morto venerdì all’ospedale di Padova era stato ricoverato in quello di Schiavonia due settimane prima e due donne della provincia di Ferrara che lavorano in quell’ospedale (non sono figure sanitarie) sono già state messe in quarantena. All’ospedale di Rovigo intanto il tampone, come da protocollo, viene fatto solo a chi presenta una forte sintomatologia o a chi ha avuto contatti con la Cina. Dei casi valutati ieri solo ad una persona è stato necessario eseguire il tampone. Il risultato sarà noto oggi, si tratta di un residente nella provincia di Padova. 

Anche la diocesi ha adottato misure anche se ha deciso di non sospendere le messe. Il vescovo di Adria e Rovigo, Pierantonio Pavanello, chiede che "la Santa Comunione venga distribuita soltanto sul palmo della mano e non in bocca". E niente scambio del segno di pace tra i fedeli. "Si raccomanda a tutti i ministri di lavarsi le mani accuratamente — ha scritto il vescovo — prima della distribuzione dell’Eucaristia. Per quanto riguarda il segno della pace si ritiene opportuno venga sospeso tralasciando l’invito liturgico ‘scambiatevi un segno di pace’".

Aggiornamento: il Veneto attiva un numero verde

La Regione Veneto ha attivato il numero verde 800462340 per assistere e informare i cittadini sui comportamenti da tenere da parte delle persone che temono di essere entrate in contatto con virus. La decisione è stata presa alla luce del fatto che numerose persone stanno chiamando il 118 per chiedere informazioni sull'infezione, per evitare il sovraccarico delle centrali operative, che può avere delle conseguenze sul soccorso a persone che hanno effettivamente necessità di un intervento immediato.

Si raccomanda peraltro di chiamare il 118 in caso di difficoltà respiratoria, per richiedere l'invio immediato di un'ambulanza. I tecnici della Regione precisano che le persone che temono di essere entrate in contatto con soggetti infetti, ma che non hanno alcun sintomo o che presentano sintomi lievi come febbre e/o tosse senza difficoltà respiratoria, non devono chiamare il 118 e non devono recarsi in ospedale; devono invece rivolgersi al numero verde che in base alle notizie riferite fornirà tutte le informazioni e le eventuali istruzioni sui comportamenti da adottare. Inoltre gli utenti possono chiedere informazioni ed istruzioni anche al proprio medico di medicina generale.

I medici di medicina generale del Veneto potranno essere contattati telefonicamente dai loro assistiti che percepiscano sintomi e che non dovranno quindi recarsi in ambulatorio. Il medico effettuerà un triage telefonico e deciderà se è necessario effettuare una visita domiciliare o attivare l'intervento del servizio di igiene pubblica o del sistema di emergenza-urgenza.