Viaggio della speranza in India contro l’epatite

Il racconto: “L’italia non mi curava”. Diagnosi lieve, farmaco rifiutato.

Mariaelisa Nervanti, 51 anni

Mariaelisa Nervanti, 51 anni

Rovigo, 30 marzo 2017 - «Racconto la mia esperienza con l’intento di fare del bene a qualcuno. Cioè fare capire che si può guarire dell’epatite C, in modo facile. Io mi sto curando. Spero andrà tutto bene».

Mariaelisa Nervanti, 51 anni, di Lendinara ma originaria di Brescia, è insegnante alle scuole medie. Ha due figli. È una degli italiani partiti con la società Arimedio per andare a comperare i farmaci che curano l’epatite C in India. Questo perché i malati lievi non rientrano nei protocolli dell’agenzia italiana del farmaco, Aifa.

Quando ha scoperto di avere questa malattia?

«Ventidue anni fa. Penso di averla da molto prima, perché mi hanno sempre detto che sono nata stanca. Quando andavo a giocare con i miei cugini, da piccola, dopo un po’ ero stanca. Ho subìto degli interventi dove abitavo, a Brescia, quando ero molto piccola. Avevo tre mesi».

Come l’ha scoperto?

«Dagli esami che mi hanno fatto quando è nata mia figlia. Abitavo a Brescia. Lei però sta benissimo. Anche il mio ex marito sta bene».

Cosa le hanno detto i medici?

«Che non si poteva fare nulla. Solo la dieta per mantenere più sano possibile il fegato. Niente alcol, molta verdura».

Quando ha scoperto che esiste un farmaco che cura l’epatite C?

«Nel 2011, a Rovigo, ho fatto una cura a base di interferone e ribavirina, che non è andata a buon fine. Poco dopo ho saputo che una multinazionale farmaceutica aveva messo a disposizione questo farmaco efficace e senza gli effetti collaterali di interferone e ribavirina».

Ha chiesto di avere la cura?

«Sia a Rovigo sia a Padova. Ma mi hanno detto di no, che non potevo farla perché stavo troppo bene per gli standard italiani. Ho chiesto insistentemente di farla. Anche di comprarla. Ma niente da fare».

Costa molto il farmaco?

«Due o tre anni fa costava 80mila euro. Poi hanno diminuito il prezzo. Ho conosciuto una signora che due anni fa ha pagato 40mila euro nei paesi nordici».

Quando ha scoperto la possibilità di acquistarlo ad un prezzo accessibile in India?

«Guardando la trasmissione ‘Report’. Potessi fare un monumento alla Gabanelli, glielo farei. Hanno fatto un viaggio con i pazienti della ditta con cui sono andata via io. La puntata è stata trasmessa lo stesso giorno della mia visita a Padova, dove mi avevano detto che non era possibile prendere il farmaco. Nulla è per caso. Era novembre, l’anno scorso».

Si è rivolta a chi organizza questi viaggi?

«Serviva una serie di esami nuovi, rifatti. Non ci si può sbagliare sul ceppo. I medicinali sono estremamente mirati. Li ho fatti privatamente. Ho speso circa 200 euro».

Quando è andata in India?

«Durante le vacanze di Carnevale. Sono stata quattro giorni. Ci siamo trovati a Milano, siamo partiti con la troupe de ‘Le Iene’. L’ho saputo poco prima. Con loro mi sono divertita. Siamo andati all’hotel: un Hilton, a Nuova Delhi. Il giorno dopo, tutti insieme, alla clinica privata, molto grande. Abbiamo fatto la visita. Dopo di che, nel tardo pomeriggio, siamo andati in farmacia e ognuno ha comperato il proprio medicinale. Il giorno dopo un bel giro di Nuova Delhi, sano tranquillo turismo. E il giorno dopo siamo tornati a casa, con scalo a Dubai. Tutto sereno, tutto tranquillo. Ho portato mia figlia».

Quanto ha pagato?

«Con le medicine siamo sui 2mila 500 euro. Il mio farmaco credo costasse 900 euro. Io poi ho speso di più, ho festeggiato».

Ha iniziato la cura?

«Da un mese. Sto benissimo».

Chi la sta seguendo?

«Un ematologo. Privatamente. Questo è il problema. Ho fatto risparmiare la Regione Veneto e lo Stato, quindi ora, per loro sono fuori. Mi sembra irragionevole. Una cosa assurda».