Emergenza immigrazione, "Non vogliamo profughi a Taglio di Po"

I cittadini attaccano il prefetto all’incontro pubblico in sala Europa

Un gruppo di profughi

Un gruppo di profughi

Rovigo, 20 luglio 2017 - Il prefetto Enrico Caterino ha confermato che i profughi arriveranno a Taglio di Po e che alloggeranno all’hotel Mancin.

«Si tratta di un’emergenza – ha più volte ribadito – e bisogna alleggerire le strutture di Cavanella Po e di Loreo». E’ stato un incontro infuocato quello di martedì sera in sala Europa a Taglio di Po. Il sindaco Francesco Siviero ha letto e consegnato il documento che è stato approvato all’unanimità nel consiglio comunale che è stato fatto due ore prima dell’incontro. Nel documento c’è scritto che Taglio di Po non è adatto ad accogliere i richiedenti asilo e che l’amministrazione comunale è contraria. Il prefetto ha spiegato che in tutta la Provincia ci sono 700 unità, invece in un Comune come Cona, dove vivono poche anime, ci sono 1400 profughi.

«I problemi non si risolvono creando altri problemi – hanno urlato i cittadini –. Ci vengono a raccontare che scappano dalla guerra e sono tutti giovani che la dovrebbero combattere, loro vengono qui e lasciano a casa donne e bambini». Stefano Marangon, un abitante di Taglio di Po, ha letto un discorso dove ha messo in luce che la provincia di Rovigo ha una media reddito tra le più basse d’Italia e che comunque i basso polesani sono orgogliosi della loro terra. «Anche i nostri padri sono emigrati ma con un libretto di lavoro e non con le chiavi di una camera d’albergo», ha detto. Caterino ha risposto che l’emergenza è nazionale e che il 95% di quello che si ricava dall’accoglienza ricade sul territorio perché si creano opportunità di lavoro. Il consigliere Layla Marangoni ha ribadito il fatto che questo incontro si doveva fare mesi fa, prima di prendere qualsiasi decisione. E si è rivolta non al prefetto dicendogli che molti padri di famiglia fanno sacrifici e pagano tasse, sempre rispettando le leggi e che molti giovani sono costretti ad andare via. «Lei signor prefetto dice che l’accoglienza è un indotto economico – ha affermato -. Le aziende che sono vicine all’hotel Mancin chiuderanno come la ditta di pavimenti che lascerà a casa 25 persone. Inoltre il sindaco dice di essere stato all’oscuro invece domenica scorsa nelle sue dichiarazioni ha detto che mesi fa ha evitato l’arrivo di profughi in due palazzine in centro. E in campagna elettorale non ha mai detto la parola immigrati. Per il nostro paese è un problema l’arrivo di profughi che costano al Comune 500 euro all’anno ognuno».

All’incontro è intervenuto anche l’avvocato e consigliere comunale di Adria Luca Azzano Cantarutti che ha detto che il prefetto dice falsità perché ha detto che la ditta Silvia srl, che gestiva l’Hotel Mancin, stava chiudendo per difficoltà economiche e che questo non è vero perché i bilanci sono in ordine e non c’è alcuna difficoltà economica di Silvia srl. Ha spiegato che il contratto di affitto del ramo di azienda, comprensivo dell’albergo, è stato risolto per inadempimento degli affittuari e la proprietà ha presentato una querela nei confronti di soggetti che hanno tentato di cambiare le serrature dell’hotel per entrare illecitamente. Cantarutti ha diffidato chiunque di entrare senza il permesso della proprietà. Il prefetto si è risentito della parola «falsità». E’ intervenuto a favore di Caterino anche il presidente della cooperativa «Consorzio Delta» che gestisce i profughi, S.F.. Al tavolo dei relatori erano presenti anche il questore Salvatore Fabio Cilona, il comandante provinciale dei carabinieri Stefano Baldini, il comandante della guardia di finanza di Adria Stefano Alfieri. L’incontro è durato tre ore mezza, la era gremita e molta gente è rimasta fuori ad ascoltare.