
Laura Foralosso, ex nuotatrice, a nemmeno 15 anni ha partecipato ai Giochi olimpici di Mosca del 1980. Foralosso fu la più giovane atleta della spedizione italiana alle Olimpiadi sovietiche. Quando e perché ha iniziato a nuotare?
"A 7 anni durante le vacanze al mare. Mia madre non sapeva nuotare per cui ci iscrisse ad un corso nella piscina del luogo dove eravamo in vacanza. A 9 anni iniziai a frequentare il corso invernale alla piscina Tosi. All’epoca insegnava un ex rugbista rumeno, Alexandru Penciu, che vide delle doti in me e chiese alla mia famiglia di potermi spostare in quella comunale, per fare gli allenamenti con la squadra agonistica. Nuotare mi piaceva molto, mi sentivo bene in acqua e i miei genitori acconsentirono. L’inverno stesso partecipai ai campionati provinciali, e li vinsi tutti, non avevo nemmeno 10 anni. Vinsi la medaglia d’oro al Trofeo Nazionale "Città del Santo" di Padova nella categoria esordienti. La società poi assunse Roberto Bettin di Padova che iniziò ad allenarci con programmi mirati a gare più importanti. Arrivai terza ai campionati nazionali, gareggiando con la categoria più grandi. Fui poi convocata per la prima volta in nazionale B, vinsi i campionati italiani facendo il record ed entrai così in nazionale A"
Perché la scelta di questo stile di nuoto?
"Per la mia tipologia di fisico potevo scegliere tra dorso e stile libero. Il problema era che soffrivo di vertigini e quando mi chinavo per aggrapparmi al bloccho di partenza mi girava la testa e a volte cadevo anche in acqua. A dorso invece si parte dall’acqua, ed ecco perchè iniziai proprio con quello stile"
Come ha saputo che avrebbe partecipato alle olimpiadi e che cosa ha provato?
"In quegli anni, nel quadriennio che precede l’olimpiade, c’erano delle gare da affrontare. Vinsi tutte le fasi di questa selezione. Ero già probabile olimpico da 4 anni e negli ultimi due anni ero tra i primi dieci dorsisti al mondo nei 100 metri. Ero tranquilla, era un ambiente per me familiare. Nel giugno del 1980 ci fu la finale, chi vinceva nel tempo richiesto sarebbe andato alle olimpiadi. Per una serie di coincidenze persi la gara e fui esclusa. Tutte le testate sportive criticarono la decisione della federazione. Dopo qualche giorno mi comunicarono che avrei avuto un’altra possibilità. Un’ultima prova, a Wittemnberg con l’obiettivo di battere la Germania, solo così sarei passata. Arrivai prima e feci record italiano. Fu in quel momento che realizzai che ce l’avevo fatta"
Che cosa ricorda di quelle olimpiadi?
"Mosca era molto controllata, il villaggio mi ricorda l’attuale Tokyo, con quei condomini altissimi. C’era un trenino che ti portava in giro per il villaggio ma potevi scendere solo al tuo condominio e andare solo al tuo piano. L’ho vissuta in maniera molto spontanea, ma essendo la più piccola ero controllata anche dai miei compagni. Non vidi mai la discoteca del villaggio, non potevo andare in giro come i miei compagni".
Agnese Casoni