Italiani morti a New York, il papà di Nogaris: "Non c’era nulla sul pavimento"

Flavio Nogaris racconta la telefonata fatta al terzo collega di suo figlio Luca e Alessio Picelli, i due rodigini trovati morti nel loro appartamento in affitto nel Queens Le perplessità delle famiglie sul fatto che il decesso sia stato causato da un’overdose come invece dicono fonti della polizia newyorkese

Da sx: Luca Nogaris, 38enne, e Alessio Picelli, 48 anni.

Da sx: Luca Nogaris, 38enne, e Alessio Picelli, 48 anni.

Rovigo, 17 agosto 2022 – Nelle scorse ore Flavio Nogaris, papà di Luca, ha contattato telefonicamente il terzo collega che era con il figlio e Alessio Picelli, si tratta di un 61enne della provincia di Verona. Molti gli interrogativi, che troveranno risposta solo ed esclusivamente dalle autopsie sui corpi di Luca Nogaris e Alessio Picelli, i due rodigini morti a New York. Al centro dei dubbi e perplessità delle famiglie, l’ipotesi che il decesso sia stato causato da un’overdose, questo secondo i media americani e le fonti della polizia newyorkese.

Approfondisci:

Morti a New York, overdose per Nogaris e Picelli? Le famiglie: "Vogliamo la verità"

Morti a New York, overdose per Nogaris e Picelli? Le famiglie: "Vogliamo la verità"

“Gli ho telefonato -racconta Flavio Nogaris- in quanto volevo chiarimenti e capire cosa è successo in quei momenti prima della morte. Ha raccontato come quella sera erano usciti tutti e tre insieme, poi Luca e Picelli sono rientrati nell’appartamento, mentre lui è andato in giro per prendere dei regali da portare alla famiglia. In quanto dovevano rientrare tutti insieme sabato 13 agosto. Lui è rimasto in giro per oltre un’ora, nel mentre si era sentito con mio figlio e l’altro collega. Una volta rientrato a casa uno era senza vita in camera da letto e l’altro in bagno, mio figlio rantolava. Ci ha raccontato che è andato in panico e non sapendo cosa fare, non parlava la lingua ed ha cercato poi di contattare i soccorsi”.

Sul fatto che la polizia abbia trovato materiale a terra che faceva pensare all’uso di sostanze stupefacenti, Flavio Nogaris precisa come: “Ci ha detto che quando lui è entrato in appartamento non c’era nulla sul pavimento, quello trovato poi dalla polizia era quanto utilizzato dai sanitari per provare a rianimare mio figlio. Quindi non è vero quanto dicono. Ci ha detto che è stato interrogato dalla polizia newyorkese per quasi cinque ore, dove ha raccontato questi fatti”.

Una telefonata che si è conclusa con la volontà di entrambe le parti di vedersi di persona appena sarà possibile. Su quando sarà fatto l’autopsia e il corso delle indagini ancora nulla: “Non abbiamo notizia in merito, il consolato italiano è in contatto con la moglie di mio figlio, Stefania Zambon, ma al momento siamo in attesa di capire soprattutto quando potremo fare rientrare il feretro di mio figlio e del collega”.

Nel merito in queste ore amici e conoscenti si stanno mobilitando per una raccolta fondi: “Fa piacere e se ne occupa la moglie di Luca. Ci sono grosse difficoltà burocratiche e anche economiche, ma soprattutto vogliamo sapere i tempi per poter fare rientrare in Italia i corpi, per poter poi celebrare i funerali. Siamo in attesa di risposte dalle indagini a quando potremmo portare a casa nostro figlio”.

I fatti sono successi nella notte del 10 agosto a New York, per la notizia della morte di Luca Nogaris 39 anni di Rovigo, artigiano imbianchino, sposato con Stefania e padre di tre figli, e Alessio Picelli, 48 anni, sposato, imprenditore e socio con un altro collega della società ‘Helementi Interiors’ che ha sede a Rovigo, originario di Villadose, ma da tempo era residente a Rovigo. Entrambi e un terzo collega della provincia di Verona, da circa un mese avevano affittato un appartamento nel seminterrato del Queen's sulla 29/A strada. I tre erano nella Grande Mela per valutare un progetto di ristrutturazione di una casa, che gli era stato commissionato.