Danni certi e obiettivi auspicati non raggiungibili: il Comitato intende salvare Bologna

Ricorso / La linea ferrotranviaria, secondo il Comitato Progetto Bolognina, devasterà circolazione e vita dei cittadini imponendo anni e anni di cantieri

Il tram, oggi, appare come un'opera insensata e non sostenibile

Il tram, oggi, appare come un'opera insensata e non sostenibile

Il "Comitato Progetto Bolognina", unitamente ad altre persone fisiche, proprietari di immobili, hanno presentato, con l'assistenza degli Avvocati Domenico Lavermicocca e Claudio Moscati, un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per il tramite del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (artt. 8 e ss del Dpr. 1199/1971), con la successiva proposizione di motivi aggiunti avverso il progetto definitivo, per opporsi alla realizzazione della prima linea di tram (Linea Rossa) poiché trattasi di un progetto invasivo, dannoso per la cittadinanza, incapace di risolvere i problemi della mobilità a Bologna. Questo ricorso non nasce da una pregiudiziale opposizione al cambiamento o da un egoistico attaccamento al mito dell'auto privata, ma dalla consapevolezza della necessità di ridurre l'inquinamento ambientale, in quanto, sulla base di una verifica accurata del progetto e per le prescrizioni imposte da altri Enti, la tranvia a Bologna NON è la soluzione PERCHÉ PRODURRÀ DANNI CERTI SENZA CONSEGUIRE CONCRETAMENTE ALCUNO DEGLI OBIETTIVI AUSPICATI. In una città che ha l'aeroporto a pochi km dal centro storico e dove si prevede il potenziamento di una tangenziale che sfiora le abitazioni, non appare sensato costruire una linea ferrotranviaria in sede propria che devasterà la circolazione e la vita dei cittadini imponendo anni e anni di cantieri (tutte le strade percorse dal tram dovranno essere demolite e ricostruite) con una crescita certa, vistosa e non stimabile, dei disagi e dell'inquinamento, atmosferico e ambientale, generato dai lavori e dalla facilmente prevedibile congestione del traffico poiché il tram dimezzerà le principali assi strade su gomma della città, oggi percorribili, a causa dell’impossibilità di utilizzare la sede riservata del tram. Questa devastazione non appare sensata in quanto - non essendo previsti sulle strade utilizzate da veicoli su gomma spazi minimamente sufficienti per carico/scarico merci, parcheggi e neppure la sosta - costringerà centinaia di attività, già duramente provate da anni di crisi e dalla pandemia, a chiudere creando disoccupazione e privando i quartieri dei negozi/servizi di prossimità. Tutto ciò senza dimenticare che tale situazione di gravissimo disagio comincerà molto presto, con dei lavori che per le loro dimensioni impatteranno per lungo tempo nelle aree, anche limitrofe, a dove è prevista la posa dei binari e delle infrastrutture di pertinenza. La chiusura delle attività/servizi che inevitabilmente interverrà per quanto detto avrà anche un impatto sulla cittadinanza, e non è difficile prevedere che anche gli abitanti si trasferiranno riducendo Bologna (e soprattutto il suo centro storico) a una città-museo, priva di ogni attrattiva e di vita. Da tenere ben presente è anche il fatto che, per la realizzazione della linea del tram in questione, il Comune dovrà procedere all’esproprio di porzioni di terreno delle proprietà private dei singoli cittadini che si trovano lungo il percorso destinato. Per quanto risulta sono circa 2.800 gli espropri e in questi giorni si apprende che i relativi avvisi sono stati ricevuti da molte proprietà. Non appare sensato in questo momento di gravissima emergenza, anche conseguente ai maggiori costi della vita quotidiana, destinare centinaia di milioni a un'opera per il trasporto collettivo già obsoleta e che entrerà in funzione verosimilmente tra il 2028 e 2030, senza considerare che l'affluenza necessaria per renderla economicamente sostenibile (circa 100.000 passeggeri al giorno), già ora non è realistica e lo sarà ancor meno in futuro quando lo smart working darà vita a nuovi modelli di mobilità e di organizzazione del lavoro. Parrebbe per contro doveroso da parte di chi amministra la cosa pubblica riflettere e trarre insegnamento dai fallimenti precedenti (Civis, Metrotranvia, People Mover), con un (prevedibile) spreco di risorse che potrebbero essere destinate (almeno) alla realizzazione di infrastrutture NON DANNOSE E SOSTENIBILI (tra le quali il tram non può certo essere annoverato) che a Bologna mancano da decenni a causa degli errori e dell’inerzia dell’Amministrazione comunale. Per questi e altri motivi, prima di sprecare inutilmente altri soldi pubblici, con il ricorso presentato avanti al Presidente della Repubblica, attualmente pendente, è stato chiesto di sospendere il procedimento di approvazione del progetto definitivo, anche per evitare l’avvio di innumerevoli e dannose procedure espropriative nei confronti delle proprietà interessate dai lavori e dal percorso della Linea Rossa, oltre al successivo avvio delle gare per l'affidamento dei lavori. Si ricorda che il Comune non ha concesso alcuna deroga alla scadenza per la presentazione delle firme necessarie per l'indizione del Referendum nonostante l'autorevole invito del Difensore Civico diretto a ricercare una soluzione, invito al quale l'Amministrazione Comunale non ha mai dato riscontro. Va inoltre considerato che il finanziamento (pubblico) per il tram, a cui si aggiungono extra-costi per circa 50 milioni di euro a carico della cittadinanza, nel caso da “recuperare” con una riduzione degli occorrenti interventi di mitigazione dell’impatto dell’opera, potrebbe essere altrimenti meglio utilizzato per la sostituzione di mezzi inquinanti e per il potenziamento della flotta di Ecobus, a preferenza semaforica e limitando al minimo i tratti in sede propria che strangolano la circolazione, ottenendo inoltre risultati migliori in tema di abbattimento dell'inquinamento (le batterie che rendono i tram autonomi contengono metalli pesanti e acidi tossici, e sono altamente inquinanti in fase di costruzione, manutenzione e smaltimento); tale alternativa consentirebbe anche maggiori possibilità di future modulazione di sistemi di mobilità sostenibile e, da subito, una evidentemente maggiore flessibilità di circolazione, che il tram - vincolato dalle rotaie - certo non consente. Da ultimo, nonostante gli evidenziati effetti devastanti dell’opera, con Determina Dirigenziale Pg n. 296373 del 24 aprile 2023 il Comune di Bologna ha approvato il progetto esecutivo dell'opera Prima linea tranviaria di bologna (Linea Rossa), e in data 26 aprile 2023 ha dato inizio ai lavori. Avverso tale atto verranno proposti Motivi aggiunti nel ricorso pendente avanti al Presidente della Repubblica. Il buon senso e l’esperienza devono prevalere su progetti di cui non si ritiene siano state valutate a sufficienza le conseguenze, con un impatto davvero devastante sulla cittadinanza. Al riguardo CONFABITARE si rende disponibile a fornire, con i propri legali, consulenza e rappresentanza giudiziaria ai cittadini, propri associati, che subiranno le conseguenze della realizzazione dell’opera tramviaria Linea Rossa con espropri e/o asservimenti. Avv. Domenico Lavermicocca Consulente legale Confabitare