Il futuro delle professioni: "Coinvolgiamo i giovani nelle nuove sfide"

Il 2024 si prospetta con rallentamento economico, ma Bologna si distingue per investimenti innovativi. L'intelligenza artificiale trasforma il lavoro, richiedendo formazione e visione a lungo termine.

Piacquaddio, cosa emerge dalla fotografia di questo anno appena iniziato?

"Un rallentamento nella crescita economica generale, sia a livello nazionale che regionale. Bologna, però, continua a investire in qualcosa di nuovo. E questo la contraddistingue". Enrica Piacquaddio, presidente dell’Ordine dei commercialisti, traccia un bilancio dell’anno appena iniziato guardando alle prospettive per il 2024.

Ci dica di più.

"Quello che ho detto è confermato dai dati del nostro osservatorio di professionisti. I numeri mostrano una tendenza del Pil al ribasso rispetto al 2022, in uno scenario sicuramente non confortante, pesantemente condizionato dai conflitti e della situazione geopolitica internazionale".

In tutto questo, Bologna, come si pone?

"In una posizione privilegiata. Dal Tecnopolo agli ultimi investimenti quando si parla di tecnologia: anche uno studio recente dell’Alma Mater con i commercialisti mostra il collegamento fra investimenti, per esempio in ricerca e sviluppo, e migliori performance economiche. Uno studio peraltro presentato da noi a ‘Farete’, che punta i riflettori sulla migliore redditività delle aziende che investono. È una sfida epocale, quindi".

In che senso?

"L’intelligenza artificiale la fa da padrone. Per i professionisti è una sfida ulteriore: i conservatori restano convinti che questo significhi togliere occupazione e snaturare il lavoro. Non ci si rende conto, invece, che si tratta di una trasformazione già in atto, tanto per le imprese quanto per i professionisti...".

Una trasformazione di che tipo?

"Vanno a scomparire quelle attività ripetitive, quelle che hanno un basso valore aggiunto, senza una prospettiva. Vengono meno quelle attività che non richiedono un alto livello di professionalità, insomma...".

Gli ordini professionali su cosa dovrebbero puntare, piuttosto?

"Sulla formazione. C’è un collegamento ancora più forte tra impresa e professione e mai come in questo momento vedo opportunità da cogliere: si aprono tantissime strade".

Quali, nello specifico?

"Quello su cui bisognerebbe investire, e su cui i commercialisti fanno un lavoro importante, è proprio coinvolgere i giovani in questo processo. C’è un dialogo importante con le scuole superiori e l’Università per far conoscere la professione e per far capire quanto sia attuale oggi. Anche grazie alle visite nelle aziende, dove si analizzano da vicino l’organizzazione e i processi produttivi. Non ci sono solo i bilanci".

Ci vuole più coraggio, in generale?

"Ci vuole più capacità di visione, di immaginare oggi quello che sarà tra quattro o cinque anni. E i tempi sono sempre più ridotti. I giovani, soprattutto, devono capire che non vanno solo incontro a responsabilità, ma c’è una grande opportunità da cogliere, che compensa quest’ansia verso un investimento tutto nuovo".