Casadei al Chelsea, Lantignotti: "E' un predestinato"

Al Cesena è stato il primo tecnico del 19enne pronto a sbarcare in Premier: "Avrei preferito restasse in Italia, ma sono felice per lui"

Cesare Casadei

Cesare Casadei

Cesena, 18 agosto 2022 - Magari è stata una questione di predestinazione. Cesare Casadei, il talento 19enne appena approdato al Chelsea dall’Inter per 15 milioni di euro più altri cinque di bonus, è nato nel 2003 da mamma e papà cervesi, la città nella quale l’anno dopo venne partorito il format televisivo ’Campioni’ che ambiva a trovare talenti nel mondo del calcio. La trasmissione tv è stata una meteora, ma il piccoletto che ha cominciato in fretta a dare calci al pallone, un campione lo è diventato eccome. Cresciuto nelle giovanili del Cesena Calcio fino all’Under 15, ha lasciato la Romagna nel 2018 dopo il fallimento della vecchia società bianconera, trovando casa nella sponda nerazzurra sotto la Madonnina. A raccontare gli esordi della star del calcio mercato 2022 è Christian Lantignotti, ex calciatore e poi tecnico, che a Cesena ha seguito i primi passi della carriera di Casadei.

Lantignotti, nel frattempo lei è diventato allenatore dell’Under 17 del Milan.

"Il fallimento del Cesena fu uno spartiacque per tanti nel mondo del calcio, compresi io e Cesare".

Stessa città, due grandi squadre, colori diversi.

"A dire il vero lo segnalai subito al Milan, proponendo di valutarlo, ma l’Inter arrivò prima".

Dunque il talento era già emerso?

"A quell’età chi ha qualcosa in più rispetto agli altri si fa notare. Casadei era uno di questi".

Punti di forza?

"La tecnica, senza dubbio, ma prima di tutto la determinazione. Sapeva cosa voleva ed era disposto a fare i sacrifici per centrare gli obiettivi. Detto questo è una delle figure più ambite dalle squadre: un centrocampista col senso del gol, con un ottimo fisico e in grado di ‘leggere ‘ al meglio le situazioni".

Le ricorda qualcuno?

"Quando lo allenavo, spesso lo paragonavo ad Ambrosini. Non a 360 gradi, perché Casadei è probabilmente più proiettato in avanti, ma ciò che secondo me accomuna entrambi è il grande fiuto per la posizione e per l’inserimento negli spazi. Dote che ha permesso a Cesare di segnare tanti gol".

Quelli che ha visto anche il Chelsea…

"Un top club come quello inglese non butta soldi dalla finestra. E’ una scommessa importante, ma non un salto nel buio. Auguro a tutti che sia azzeccata".

C’è anche il suo zampino…

"A Cesena l’annata 2003 era composta da tanti talenti. Cito per esempio Riccardo Turicchia che andò alla Juve e Nosa Edward Obaretin, arrivato al Milan. Seguo tutti i ‘miei’ ragazzi e sono orgoglioso di loro, ma per carattere preferisco restare un passo indietro. Anche se con Cesare ho fatto un’eccezione".

Racconti.

"Qualche mese fa stavo seguendo una sua gara in Primavera: ultimo minuto, palla in area, lui cerca il gol e si avventa di testa, prendendo però il portiere. E’ caduto, rimediando un brutto colpo. Entrò il medico, io non lo vedevo muoversi. Mi preoccupai, così dopo due giorni presi il telefono per sapere come stava".

Che le rispose?

"Fu un siparietto difficile da dimenticare, lui mi salutò allegro, scherzando e definendomi il suo miglior allenatore, io rilanciai e ci mettemmo a chiacchierare. La cosa più importante è che non si fece nulla. A ben veder ora ci sono tutte le condizioni per una nuova telefonata…".

L’Italia perde un talento che porterà valore aggiunto all’estero.

"Avrei preferito che restasse in uno dei nostri top club. E’ chiaro che il Chelsea ha sostenuto un investimento importante, ma il punto è che da noi la mentalità per prendersi questo genere di scommesse coi giovani ancora non c’è. Ed è un peccato".

I conti si pagano. Nelle competizioni internazionali, per esempio.

"Difficile dire di no. In una giornata come questa però giro la medaglia dal lato che illumina Cesare: ha compiuto un grande passo, ora si trova in una realtà diversa e importantissima. Deve essere bravo a gestire la situazione: servono le spalle larghe. Lui le ha".