Siccità in Veneto: a febbraio mezzo millimetro di pioggia

Arpav: "Il valore medio delle precipitazioni del mese è 60 millimetri". Veneto tra le 10 regioni europee maggiormente esposte ai rischi del cambiamento climatico

Allarme siccità in Veneto

Allarme siccità in Veneto

Venezia, 20 febbraio 2023 - Allarme siccità in Veneto, i numeri sono impietosi, anche il 2023 si presenta in questi primi due mesi avaro di acqua come lo è stato il 2022. Piogge e nevicate sono state assenti nella regione anche in tutta la prima metà di febbraio. Secondo il Cnr, il 2022 è stato fra gli anni più caldi e l’Italia è in deficit idrico. Nel 2022 si è registrato al Nord il 40% in meno di pioggia, cosa che sembra ripetersi vista l’assenza di precipitazioni significative anche nell’anno appena iniziato.

A febbraio 0,5 millimetri di pioggia 

"Fino al 15 del mese - riferisce l'Arpav, l'Agenzia per la Prevenzione e Protezione dell'Ambiente in Veneto - sono caduti mediamente sul territorio regionale 0,5 millimetri di precipitazione, quando il valore medio (1994-2022) è di 60 millimetri, e quello media della prima metà di febbraio è di 48 millimetri". L'assenza di precipitazioni perdura dal 25 gennaio. "Gli apporti meteorici osservati - spiegano i tecnici dell'agenzia ambientale -, sono stati finora determinati da fenomeni di condensazione o di rugiada".

Il 73% delle stazioni operative sul Veneto ha registrato precipitazioni inferiori a 1 millimetro; più di metà delle stazioni ha registrato apporti nulli. Solo su un limitato settore delle Dolomiti settentrionali sono state osservate deboli precipitazioni a carattere nevoso - tra il 3 e il 6 febbraio - con apporti massimi, sul Falzarego e sul Pordoi, di 9 millimetri.

Diverso, invece, il problema dei canali in secca a Venezia dovuto a una forte bassa marea che si protrae da diversi giorni, causata dall'alta pressione.

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Deficit di neve sulle Dolomiti Venete

Le Dolomiti venete presentano un quadro meno grave rispetto a tutto l'arco Alpino per le nevicate in questo inverno: il deficit stimato è di un -30% di neve fresca tra ottobre e febbraio rispetto alla media del trentennio 1991-2020, in termini assoluti circa un metro di neve in meno. Lo rivelano i dati elaborati dall'ufficio di Arabba dell'Arpav. La prima decade di questo febbraio è stata peraltro caratterizzata da deboli precipitazioni nelle Dolomiti nordorientali, rispetto invece alla abbondanti precipitazioni avvenute lunga la cresta di confine dell'Alto Adige (50-70 centimetri a 1.600 metri di quota). Il colpo finale lo stanno dando le temperature: la prima decade di febbraio è stata la seconda più alta dal 1990, preceduta solo dal 1998. Per le Prealpi (Altopiano di Asiago, Lessini) il deficit della neve è del 15% rispetto alla media, equivalente ad un accumulo inferiore di circa 30 centimetri.  

Il Veneto e il cambiamento climatico

Tre regioni italiane, Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna, figurano tra le 10 europee maggiormente esposte ai rischi del cambiamento climatico nel 2050, secondo un'analisi realizzata da Xdi (The Cross Dependency Initiative), società specializzata in ricerche climatiche per aziende, e destinata agli investitori.

Il Veneto figura al quarto posto, seguito dalla Lombardia, al quinto, e dall'Emilia Romagna, all'ottavo. Ai primi tre posti in Europa si trovano la Bassa Sassonia in Germania, le Fiandre in Belgio, e Krasnodar in Russia.

A livello mondiale, il primato del rischio è della Cina, che guida la classifica con due delle sue più grandi economie regionali, quelle dello Jiangsu e dello Shandong. Seguono gli Usa, l'Australia, il Canada, e, per l'Europa, Belgio, Italia e Germania. Il rischio descritto da Xdi per le nazioni europee è più circoscritto e localizzato rispetto a quello di Cina, India e Stati Uniti, dove ricadono complessivamente oltre la metà delle 100 regioni a maggiore rischio climatico.