Bologna, Igor. Ridotte le forze speciali per le ricerche

Da metà maggio non ci sarebbero più segnalazioni né tracce nella zona rossa. Le indagini si concentrano su eventuali complici del serbo

Igor, ricerche tra le province di Ferrara e Bologna (foto Bp)

Igor, ricerche tra le province di Ferrara e Bologna (foto Bp)

Bologna, 9 giugno 2017 -  Prove scientifiche accertano la presenza di Norbert Feher alias Igor Vaclavic almeno fino a metà maggio nella zona tra Bologna e Ferrara dove da inizio aprile si sono concentrate le ricerche per il latitante serbo, accusato degli omicidi di Davide Fabbri a Budrio e Valerio Verri a Portomaggiore.

Il punto fermo per gli investigatori, coordinati a Bologna dal pm Marco Forte, arriva dal Ris di Parma che ha isolato il Dna del killer su reperti fiutati dai cani molecolari nell'area tra Molinella e Campotto dove si ritiene l'indagato avesse vari rifugi.

Si tratta di oggetti e tracce prese da bivacchi, su cui è stato possibile estrarre il profilo genetico, coincidente con quello del sangue trovato fuori dal bar di Budrio, dove l'1 aprile è stato ucciso Fabbri e sul furgone abbandonato a bordo strada a Molinella la sera dell'8 aprile, dopo il secondo omicidio. Questi riscontri tecnici collocano dunque il killer nella 'zona rossa', oggetto delle battute dei reparti speciali, fino a metà maggio.

Gli esiti tecnici, dunque, confortano l'ipotesi investigativa seguita e cioé che il ricercato si nascondesse tra boschi e canali già da lui frequentati in passato. Dopo metà maggio, però, c'è come un 'buco': non ci sarebbero cioé più state segnalazioni e tracce ed è per questo che gli inquirenti non parlano più di un 'fuggitivo', ma di un 'latitante'.

Una definizione che costringe a cambiare metodo e rimodulare le forze in campo: il contingente di militari specializzati nelle ricerche dedicati al caso è stato ridotto, anche se sono rimasti circa 50 uomini (all'inizio erano 200, cui andavano aggiunti i carabinieri dei reparti territoriali per le pattuglie dedicate ai controlli su strada) pronti a scattare nel momento in cui dovesse essere nuovamente circoscritta un'area. Le indagini proseguono su altri fronti, scandagliando i possibili complici del serbo e analizzando tutti gli elementi in mano.

La vedova del barista Fabbri, Maria Sirica, è stata sentita ieri dal pm ed è stata colta da un leggero malore dopo la convocazione in caserma. Le è stato domandato anche perché, secondo lei, il rapinatore sia entrato proprio nel loro locale, un posto isolato senza grandi incassi. Le domande si sono anche concentrate sulle armi di proprietà del barista e sulla collezione di orologi di Fabbri, molti dei quali comprati nei marcatini. 

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