Moyto, si segue la pista albanese

Gli autori dell’incendio allo chalet di Porto Sant'Elpidio potrebbero avere le ore contate

Porto Sant'Elpidio, lo Chalet Moyto distrutto dall'incendio (Zeppilli)

Porto Sant'Elpidio, lo Chalet Moyto distrutto dall'incendio (Zeppilli)

Porto Sant'Elpidio (Fermo), 26 giugno 2016 - Potrebbe già esserci una svolta importante nelle indagini per scoprire gli autori del rogo doloso che ha distrutto il Moyto di Porto Sant’Elpidio.

Dopo il ritrovamento dello scooter utilizzato presumibilmente da due persone per raggiungere lo stabile, ma non per fuggire, i carabinieri hanno stretto il cerchio, tenendo conto di altri elementi probatori ritenuti fondamentali: il casco e il passamontagna rinvenuti poco distante dai resti dello stabilimento balneare dove i piromani hanno lasciato tracce di dna, che sono già al vaglio del Ris.

L’idea, però, è che i due siano state incaricati di incendiare il Mojto per ritorsione verso il titolare del locale, divenuto ormai uno dei templi della musica latino americana sulla riviera. Gli inquirenti sospettano che i mandanti del gesto intimidatorio siano alcuni albanesi che gestiscono una discoteca nell’interland fermano. Persone che avrebbero offerto la loro collaborazione estiva al proprietario del Mojto, che però aveva detto di no. Il rifiuto avrebbe provocato un forte risentimento, tanto che i gestori del locale potrebbero essersi vendicati.

Si tratta chiaramente di un’ipotesi, che gli investigatori dovranno confermare con prove certe. Intanto il ritrovamento dello scooter all’altezza dei Bagni Pazzi, nei pressi dello stesso Moyto, ha dato ulteriori certezze ai carabinieri. Il mezzo, risultato poi rubato, con le chiavi ancora inserite e le pedaline di un secondo passeggero aperte, lascia intuire che gli autori del rogo – perlappunto due – abbiano raggiunto il locale col lo scooter, indossando casco e passamontagna, si siano diretti verso la spiaggia e da lì abbiano agito. Dopo aver cosparso il locale di liquido infiammabile dall’esterno, hanno appiccato il fuoco e si sarebbero allontanati a piedi lungo la riva.

I vigili del fuoco hanno confermato che le tracce di idrocarburi trovate all’interno del pozzetto dell’Enel sul lato mare, sono di benzina. Quindi è ipotizzabile che i due abbiano riempito una tanica in qualche distributore della zona e, se l’hanno fatto a volto scoperto, potrebbero avere le ore contate.