Immobiliarista morto al Sant’Anna, la famiglia: “Non archiviate”

Caso Lamburghini, 25 sanitari indagati. Mercoledì la decisione del gip

Una sala operatoria

Una sala operatoria

Ferrara, 10 ottobre 2015 - «Non archiviate. Vogliamo sapere la verità su quello che è successo a Gaetano». Un appello accorato, quello pronunciato dai familiari di Gaetano Lamburghini, 66 anni, noto immobiliarista ferrarese, morto all’ospedale di Cona il 21 giugno del 2014 dopo due interventi chirurgici. Un decesso inspiegabile per i familiari, che sin dal giorno dopo hanno avviato una battaglia legale per cercare di fare chiarezza su quanto accaduto al loro caro. Battaglia che non hanno intenzione di perdere, nonostante la strada sia tutt’altro che in discesa.

Il 17 giugno infatti, la procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta che vede indagati 25 tra medici e infermieri del nuovo Sant’Anna. Istanza alla quale i familiari di Lamburghini – assistiti dall’avvocato Dario Bolognesi – hanno fatto opposizione. Per loro ora sembrerebbe aprirsi uno spiraglio, dal momento che il giudice Silvia Marini ha accolto l’opposizione e fissato per mercoledì una nuova udienza in camera di consiglio per discutere della richiesta.

La decisione del gip, riporta quindi la palla al centro, aprendo nuovi scenari per i familiari da oltre un anno a caccia della verità. «Speriamo si possa arrivare ad un esito positivo – ha commentato Michele Lamburghini, uno dei figli dell’immobiliarista –. Siamo rimasti sconcertati dalla richiesta avanzata dal pm a fronte di un fatto così grave. A nostro avviso ci sono ancora parecchie cose da appurare. Noi – conclude – abbiamo sempre avuto fiducia nella giustizia. Ora siamo di fronte a un bivio».

Il procedimento giudiziario, per la famiglia, deve quindi proseguire. Sono ancora tanti infatti, a loro avviso, i punti su cui fare chiarezza. «Ci sembra assurdo – dicono ad una voce la moglie Carla e i figli Michele, Francesco e Beatrice – e ci chiediamo perché prima di un’operazione all’intestino non sia stata fatta la pulizia intestinale». Non solo. «Ci domandiamo – proseguono – perché un uomo forte e pieno di vita sia morto, nel giro di tre giorni dal ricovero, dopo due interventi chirurgici per shock settico irreversibile da peritonite stercoracea».

I parenti mettono poi l’accento su un errore (verosimilmente un refuso) che compare sulla consulenza medico legale della procura e sulla stessa richiesta di archiviazione: in questi documenti si parlerebbe infatti di Lamburghini come di un 80enne. Elemento che, per moglie e figli dell’immobiliarista, potrebbe aver in qualche modo influenzato la decisione della pubblica accusa. «L’approccio – chiosano – è sicuramente diverso nel valutare l’aspettativa di vita di un ottantenne rispetto a quella di un uomo di 66 anni, che peraltro era stato ricoverato per un intervento programmato all’intestino non in urgenza, ritenuto di prevenzione».