Ravenna, un anno fa il delitto di Giulia Ballestri

"Il tuo spirito ci sosterrà". Emblematica la firma della necrologia dei suoi cari: "La tua vera famiglia". Intanto Cagnoni sta scrivendo un libro in cella. Il 10 ottobre via al processo

Giulia Ballestri

Giulia Ballestri

Ravenna, 16 settembre 2017 - "Il tuo entusiasmo e il tuo spirito vitale continuerà a sostenerci nel tuo ricordo». Un ricordo che «faremo di tutto per onorare». Poche parole, ma dense di significato, con le quali la famiglia Ballestri omaggia Giulia, figlia e mamma, a un anno dalla scomparsa. E che questa mattina sarà commemorata attraverso una cerimonia in forma privata. Coerenti, il padre Franco, la madre Rossana e il fratello Guido, nel mantenere il riserbo che dal primo istante li ha contraddistinti.

Era un venerdì. Un anno esatto è passato da quando di Giulia, moglie del dermatologo Matteo Cagnoni da cui si stava separando, si persero le tracce. L’ultimo contatto whatsapp alle 9.16. L’ultima colazione al bar col marito, pasticceria Le Plaisir. Poi il mistero. La morte, a colpi di bastone. Il ritrovamento del corpo la notte tra domenica e lunedì, nella villa maledetta di via Padre Genocchi (nella foto). E, quasi in simultanea, l’arresto a Firenze del Cagnoni, che si era rifugiato nella villa dei genitori. Ma questa è la storia processuale, che a partire dal 10 ottobre sarà sviscerata in ogni dettaglio, davanti alla corte d’assise. Oggi è il giorno del dolore e del ricordo.

Perché quel giorno, quel venerdì mattina, la 39enne Giulia Ballestri credeva davvero di avercela fatta. Di essere libera, dopo avere accondisceso la volontà del marito che le voleva mostrare un quadro da vendere in ottica della separazione. Dopo avrebbe rotto definitivamente la catena che la teneva ancorata a una persona che non vedeva più con gli occhi di quando, undici anni prima, l’aveva sposata. Un uomo di cui non era più innamorata e del quale viveva la presenza come opprimente e vessatoria. Un uomo che la intercettava e la pedinava, mentre lei era decisa a voltare pagina. Con un nuovo compagno, uno che la facesse volare e le liberasse la mente. Niente più etichetta nell’alta società ravennate, niente più sorrisi di facciata al cospetto di finte amicizie. Quelle vere hanno sempre rispettato la richiesta di silenzio della famiglia. Stefano Bezzi, il nuovo compagno, ha parlato, ma solo una volta. Non per protagonismo, ma perché stanco di leggere le atrocità che Matteo Cagnoni gli rovesciava addosso dal carcere scrivendo le sue memorie. 

image Chi ha visto Giulia negli ultimi giorni di vita la ricorda a tratti preoccupata, a tratti felice. Al ricevimento degli insegnanti rideva, abbracciava gli altri genitori. Era certa che l’incubo, di lì a breve, sarebbe cessato. È stato il marito ad ucciderla quel venerdì mattina di un anno fa? Lui giura di no dal primo istante. I giudici valuteranno se credergli o meno. Di certo c’è solo il fatto che un anno fa una giovane donna, una madre, è stata uccisa brutalmente con modalità difficili persino da descrivere. Impensabile che un marito, ancorché dal suo punto di osservazione tradito, abbia potuto diventare a tal punto feroce. Eppure Procura e polizia sono certi sia successo. Intanto oggi è giusto ricordare Giulia, i suoi occhi e il suo sorriso. E pensare a dei genitori e a dei figli che non potranno cancellare la sofferenza.