Ravenna, omicidio Ballestri, gli stratagemmi di Cagnoni per spiare Giulia

Le parole dell'investigatore privato, incaricato dal medico di pedinare la moglie

Omicidio Ballestri, gli stratagemmi di Cagnoni per spiare Giulia (foto Zani)

Omicidio Ballestri, gli stratagemmi di Cagnoni per spiare Giulia (foto Zani)

Ravenna, 3 dicembre 2017 - Le ultime ore di Giulia sono controllate da gps e telecamere. Roba professionale, chiaro l’obiettivo del marito Matteo Cagnoni: mettere nero su bianco il tradimento. Parlano per prima volta Stefano Cimatti e Robert Brocchi, gli investigatori privati dell’agenzia forlivese che il dermatologo aveva assoldato. Lo hanno fatto venerdì mattina al processo in corte d’assise per l’omicidio di Giulia Ballestri, uccisa a bastonate il 16 settembre 2016 in una villa di famiglia da tempo disabitata. E l’incarico, l’agenzia lo ricevette pochi mesi prima: l’11 giugno.

FOTO SCIENTIFICA_17306917_192241
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I primi pedinamenti serali, suggeriti da Cagnoni perché la moglie si assentava in quelle ore, non diedero esito. L’attività fu sospesa per riprendere l’11 agosto: «Cagnoni mi disse: abbiamo sbagliato tutto. Lei in realtà aveva spazi liberi durante il giorno». Quel pomeriggio la donna fu vista entrare a casa del nuovo compagno, Stefano Bezzi. Che, il giorno dopo, a Marina Romea, venne malmenato da Cagnoni. Il 18 agosto nuovo pedinamento, zona cimitero, dove la Ballestri avvicinò Bezzi che per gli investigatori stava pescando ma in realtà era solo vicino a un pescatore.

È emerso che a ogni richiesta di pedinamento, veniva applicato e poi rimosso un gps magnetico all’auto della donna. Se la vettura non era in strada, ci pensava Cagnoni, anche alle 7 del mattino, ad aprire il garage al detective. L’ultimo incarico risale all’11 settembre. Con questo messaggio sibillino: «Volevo chiederti se domani hai la possibilità di fare un controllo a mia moglie. Martedì abbiamo fatto l’atto di separazione dalla Falcini (l’avvocato matrimonialista, ndr). Lei mi ha detto che, visto che sostiene di avere interrotto i contatti (anche se ho la confessione registrata e quindi l’addebito di colpa è certo), se così non fosse potrei metterci come si dice in gergo ‘il carico da 11’».

Ai suoi investigatori, l’imputato chiese anche di recuperare file cancellati di presunte ammissioni del tradimento, ma non fu tecnicamente possibile. Anche se i due non erano mai stati immortalati in atteggiamenti intimi, sapeva già di Bezzi ma insisteva nei controlli. Il 14, due giorni prima del delitto, lei venne filmata mentre entrava nell’azienda del nuovo compagno. Il giorno dopo Cagnoni andò all’agenzia investigativa per chiudere il rapporto: «Ci disse: per me è sufficiente così». Era arrabbiato?, domanda il difensore Giovanni Trombini: «No, pareva sereno».