Agricoltura in difficoltà "La produzione di girasoli a rischio per un cavillo"

Alessandrini (Confagricoltura): "Il divieto di utilizzo del geodisinfestante contro un insetto non ha ragion d’essere. La coltura non sarebbe più conveniente".

Agricoltura in difficoltà  "La produzione di girasoli  a rischio per un cavillo"

Agricoltura in difficoltà "La produzione di girasoli a rischio per un cavillo"

"Un cavillo burocratico mette a rischio la produzione di girasole nelle Marche, la regione in assoluto leader in Italia per questa coltura che, oltre ad avere un significativo impatto economico per le aziende agricole, ha uno straordinario valore paesaggistico". Così Alessandro Alessandrini, direttore Confagricoltura. La richiesta è: "Un’immediata modifica del decreto pubblicato dagli uffici regionali due giorni fa". Si tratta del decreto che disciplina le linee guida per la produzione integrata delle colture e a cui le aziende agricole debbono attenersi per poter ottenere parte dei contributi della Pac. "In tale decreto - sottolinea Alessandrini - il sostegno pubblico alle aziende agricole derivante da uno degli ecoschemi previsti dalla Pac è subordinato al divieto di utilizzo di un geodisinfestante contro l’elateride, un insetto particolarmente diffuso che mangia le radici della piantina di girasole, con effetti impattanti sulla produzione. Eppure, lo stesso principio attivo è ammesso per tante altre tipologie di coltivazioni, come il mais, la barbabietola, il pomodoro, la patata, la carota, il cavolo, il fagiolo, il finocchio. Il divieto sul girasole è in nome di una presunta tutela ambientale che non ha ragion d’essere, visto che tale prodotto viene distribuito in maniera localizzata, immersa nel terreno accanto al seme e subito ricoperta, con un microgranulatore che ne centinella le dosi. Il rischio è che la coltura di girasole non diverrebbe più conveniente per le imprese agricole". L’impatto economico? Nelle Marche si coltivano a girasole oltre 30 mila ettari (di cui 12.800 nella provincia di Ancona). "I 722mila quintali prodotti nella nostra regione generano un volume d’affari di oltre 40 milioni di euro. Il tutto senza contare l’inestimabile valore paesaggistico".