CAMILLA DI BATTISTA
Cronaca

"Amsterdam, quando il pass è sulla fiducia"

Camilla Di Battista

Federico Puglielli*

Siamo partiti da Roma-Fiumicino il 14 dicembre fino all’aeroporto di Amsterdam-Schiphol e siamo stati fuori per un paio di giorni, per vacanza, da turisti. Anzitutto nello scalo della Capitale fanno entrare soltanto i passeggeri, quelli muniti di carta di imbarco per capirci, tutti gli altri rimangono fuori. Il Green pass lo verificano prima di accedere ai controlli di sicurezza, mentre in aereo naturalmente la mascherina è obbligatoria. La si può togliere esclusivamente per bere o mangiare, poi va rimessa. In Olanda la situazione, almeno per noi, è cambiata radicalmente. Non c’è stato alcun controllo del Green pass all’andata, in aeroporto. Al ritorno invece, prima di salire sul volo verso l’Italia, ce lo hanno richiesto. Ma senza scannerizzazione del Qr-code. Bensì sulla "fiducia". Hanno chiesto di aprire l’App Immuni, hanno verificato che la certificazione scaturisse da una vaccinazione e non da tamponi, ma senza lettore ottico ad attestare la veridicità del documento. L’abbiamo definito "un controllo a vista". La stessa circostanza l’avevamo provata girando la città di Amsterdam. Oltre alla mascherina, obbligatoria in ciascun luogo chiuso, il Green pass ce lo hanno richiesto solo nei musei e bar. Ma sono controlli blandi. E, ripetiamo, senza scansione. Per quanto concerne le fasi precedenti alla partenza avevamo dovuto comunque compilare il modulo Pfl per il tracciamento europeo, ma non c’è mai stato chiesto di esibirlo alle autorità. Poi la magia finale, al ritorno, nell’ultima fase di accertamenti, una volta sbarcati a Roma-Fiumicino: a controllarci non c’era esattamente nessuno. Stranezze incomprensibili in questa fase critica di pandemia.

*Ostetrica, lei, e receptionist, lui