
Beko, una delle proteste che vede compatti lavoratori e amministratori
"Continuiamo a chiedere attenzione nei confronti dello stabilimento Beko di Fabriano affinché possa raggiungersi un accordo equilibrato tra lavoratori, forze sindacali e azienda che metta al centro lo stabilimento forse più storico della Beko delle Marche perché tutto il settore nasce a Fabriano". Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli in vista dell’incontro previsto per oggi a Roma al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) in merito alla vertenza relativa all’azienda del settore elettrodomestici. "Dall’inizio di questa vertenza tanto è stato fatto – ha ricordato Acquaroli - ora noi continuiamo a chiedere attenzione nei confronti dello stabilimento di Fabriano. Va anche ricordato il grande passo avanti che è stato fatto in queste settimane, siamo partiti da numeri e da un piano industriale veramente molto preoccupante. Ora siamo in una fase in cui se, con qualche miglioramento, si riuscisse a tenere in considerazione la centralità di quello stabilimento, i miglioramenti sarebbero molto evidenti. È ancora una fase di interlocuzione. Siamo confidenti che le parti facciano prevalere tutto in buon senso". Sono state le organizzazioni sindacali a chiedere al Governo di coinvolgere le Regioni Marche e Lombardia per tentare di scongiurare la chiusura dei centri ricerca di Beko prima dell’incontro di oggi. La preoccupazione è tanta: "Nelle funzioni di staff e di ricerca la riduzione degli esuberi è insoddisfacente, passando da 678 a 500, di cui circa 270 in Lombardia, 210 a Fabriano e 20 sparsi negli altri siti. Nel complesso restano in Italia ben mille 284 esuberi, di cui 312 a Cassinetta, 64 a Melano, 80 a Comunanza, 40 a Carinaro e 288 a Siena, sito per cui è prevista la fine della produzione a fine anno e per cui ancora non c’è una soluzione alternativa. Non abbiamo ricevuto una risposta accettabile nemmeno sugli incentivi all’esodo". La sindaca Daniela Ghergo ribadisce la sua posizione dura e critica rispetto alle intenzioni dell’azienda: "Se non ci sarà una netta inversione di rotta rispetto a queste scelte, il nostro Paese, le Marche, e Fabriano in particolare, saranno relegati al ruolo di meri luoghi di produzione residuale e spogliati delle funzioni più strategiche, che migreranno altrove. Il settore della ricerca e sviluppo poi – conclude il rpimo cittadino –, ma anche quelli amministrativi e commerciali, rivestono un’importanza fondamentale. Andrebbe compresa la funzione avuta dal Golden Power in questa vertenza strategica a livello nazionale".