
Parlando di studenti una delle cose che viene in mente per prime è l’università, anche se ‘Cronisti in classe’ si...
Parlando di studenti una delle cose che viene in mente per prime è l’università, anche se ‘Cronisti in classe’ si rivolge ai ‘più piccoli’, a chi frequenta medie ed elementari. Eppure la presenza della Politecnica delle Marche tra i nostri partner non deve sorprendere. Per la professoressa Francesca Beolchini, Referente di Ateneo per l’Area Orientamento e Diritto allo Studio, "è fondamentale attivare percorsi extracurriculari già dalle scuole elementari. In questo modo gli alunni hanno la possibilità di fare esperienze in ambiti diversi e capire le loro vocazioni. Sono molto pochi i ragazzi e le ragazze che arrivano all’università con le idee chiare. E’ stato fatto tanto per l’orientamento in questi ultimi anni, ma soprattutto a livello di scuole superiori, in tutta l’Italia. Bisogna continuare a fare tanto, anche anticipando i tempi e intercettando i più giovani. Sono sicura che un intervento di questo tipo sarebbe efficace anche contro la dispersione scolastica, e contribuirebbe a far arrivare all’università ragazze e ragazzi più consapevoli".
Anche portare un quotidiano in classe, e farvi scrivere i ragazzi, può essere utile? "Penso che l’iniziativa sia importantissima, specialmente in questa era digitale, in cui tutto sfugge. Ritengo sia uno strumento per lo sviluppo di forti competenze: la ricerca di fonti affidabili, l’orientamento in mezzo a tante fake news, l’analisi degli eventi in maniera attiva e con grande spirito critico, il confronto con gli altri e la capacità di lavorare in gruppo. Si tratta di competenze preziose, che sicuramente sfrutteranno sia quando frequenteranno l’università sia nell’ambito del mondo del lavoro".
Lei su che argomenti punterebbe? "Consiglierei agli studenti di scrivere su importanti temi del futuro: la sostenibilità, il mondo digitale, l’intelligenza artificiale, i rischi ambientali, la medicina high tech".
Per quella che è la sua esperienza i ragazzi che arrivano all’università hanno delle difficoltà ad esprimersi, soprattutto a livello di scrittura, proprio in virtù dei mutati modi di comunicare? "I ragazzi che arrivano all’università – conclude la professoressa Belchini – hanno una preparazione molto eterogenea. Accanto a quelli con ottime capacità espressive, ci sono anche tanti che hanno difficoltà ad esprimersi, specialmente in forma scritta. Osserviamo questo fenomeno soprattutto a livello dei primi anni di corso, mentre col procedere degli studi l’eterogeneità si riduce. Senza dubbio le nuove generazioni hanno perso l’abitudine alla scrittura, e questo ha un effetto sulle capacità di esprimersi in forma scritta".