Chat pedopornografica a studenti. Indaga la Postale: "Sono dilaganti"

La Polizia Postale indaga su chat pedopornografiche coinvolgenti studenti in diverse scuole marchigiane. Fenomeno diffuso e rischioso legato all'uso degli smartphone tra adolescenti.

Chat a sfondo pedopornografico con studenti coinvolti, si muove la Polizia Postale. Il caso specifico riportato dal Carlino ieri, in merito ad un gruppo whatsapp dove almeno 700 studenti di tre scuole della provincia dorica si sono ritrovati inseriti in una chat dal chiaro contenuto a sfondo sessuale con bambini e svastiche disegnate su organi genitali maschili, non era ancora noto al compartimento che sta però seguendo molti casi simili arrivati da un po’ tutte le province delle Marche perché il fenomeno è più diffuso di quanto si possa pensare. "Abbiamo tanti casi di queste chat dilaganti - spiega Lorenzo Sabatucci, dirigente del compartimento Polizia Postale e Comunicazione delle Marche - che nascono in modo neutro e innocuo tra amici o ragazzi, per il doposcuola, che crescono di numero e arrivano a condividere messaggi più disparati anche con contenuti erotici, discriminanti e anche a sfondo razziale. A volte sono gli stessi studenti che le alimentano. Altre volte, nei casi più gravi, c’è chi si infila sotto traccia e l’asticella dei contenuti si alza per la loro gravità. Non dobbiamo meravigliarci, ci sono tanti canali dove si nasconde il "lupo" che spesso è un adulto con finalità inquietanti. Abbassandosi l’età in cui oggi si possiede uno smartphone i rischi purtroppo aumentano". Sul caso specifico, che sembra aver coinvolto già 700 ragazzini in una chat (che mira a raggiungere mille persone) rimbalzata di telefonino in telefonino, tra gli studenti delle scuole medie di Monte San Vito, Falconara, Chiaravalle e Montemarciano, la postale prenderà contatti con la professoressa che ha fatto emergere il problema, venuto fuori durante un incontro sul cyberbullismo. A dare l’allarme è stata Claudia Cicconi, referente per il cyberbullismo dell’istituto Montemarciano Monte San Vito. "Prenderemo contatti con l’insegnante e gli istituiti coinvolti - annuncia Sabatucci - per vedere a quale forza di polizia si sono rivolti e verificare se rientra in qualche indagine già in corso. Bisogna ricostruire la vicenda partendo dalla scuola". Anche l’analista forense Luca Russo, che va nelle scuole per mettere in guardia gli adolescenti sui rischi del web, ha avuto modo di trattare l’argomento di chat in cui i ragazzini si ritrovano coinvolti. "È capitato che gli studenti abbiano ammesso o raccontato di essere stati aggiunti a gruppi non conosciuti - spiega Russo - dove sono circolate foto pedopornografiche. Se non si imposta bene la privacy questo è possibile. Spesso girano anche sticker con immagini pedopornografiche e che ingenuamente condividono per ridere ma ignorando che l’adesivo è stato prodotto da una foto vera e così contribuiscono al reato della diffusione. Poi ci vanno di mezzo i genitori perché le sim sono intestate a loro. Prima di dare un telefono ad un adolescente il genitore deve sapere come tutelarlo".