PIERFRANCESCO CURZI
Cronaca

Conerobus, i conti al setaccio. Pesano i 700mila euro di interessi. Il rebus della ricapitalizzazione

Oggi altro cda della più grande azienda di trasporto pubblico mai arrivata a questo punto. Il Comune in pressing sulla Regione per ottenere quei ristori necessari per salvare la situazione.

Il presidente di Conerobus, D’Angelo

Il presidente di Conerobus, D’Angelo

Non sarà un Consiglio d’Amministrazione di Conerobus in discesa quello che riprenderà oggi dopo la prima puntata di lunedì. Di mezzo ci sono le sorti della più grande azienda del trasporto pubblico locale, mai arrivata a un punto così nero della sua storia. A pesare sul groppone oltre ai ricavi inferiori ai costi di gestione ci sono i circa 700mila euro annui di interessi passivi che Conerobus sta pagando sui debiti accumulati. L’azienda non ha mai avuto difficoltà a pagare gli interessi passivi, ma è ovvio che in questa situazione diventa un ulteriore aggravio sul bilancio. O si inverte la rotta su quel fronte, altrimenti le alternative restano poche e dolorose: taglio dei servizi del trasporto urbano ed extraurbano con conseguente dimagrimento del parco mezzi e del personale. Una mossa, qualsiasi, va fatta sul capitolo del bilancio 2024 da approvare entro la fine di questo mese per poi convocare l’assemblea dei soci (Provincia di Ancona, Comune di Ancona, Comuni minori, privati) per l’approvazione entro il 30 di giugno prossimo.

Il tema centrale dei conti aziendali hanno di fatto accantonato, per ora, gli altri temi in cima all’agenda del Cd’A guidato da Italo D’Angelo: la nomina di una figura a sostegno o in sostituzione temporanea dell’attuale Ad, Giorgio Luzi, costretto ai box da seri problemi di salute e, banalmente, il servizio quotidiano di trasporto, con l’adozione dei turni estivi, lo scorso anno già abbondantemente penalizzati; a seguire, come accennato poco fa, la scelta sul profilo da adottare per il ruolo di Direttore generale e soprattutto chiarirsi tra Consiglio d’Amministrazione e socio principale, il comune di Ancona, sul da farsi. Il sindaco di Ancona, a capo del Comune che controlla il 40% del pacchetto di Conerobus, dopo due anni continua a lamentare l’eredità della vecchia gestione, ma in cuor suo sa che adesso deve dialogare con la Regione per ottenere quei ristori necessari per salvare la situazione. In uno scenario simile è lecito immaginare un’azione forte, in un senso o nell’altro. Lo strumento per uscire dalla crisi si chiama ricapitalizzazione, anche per evitare appunto il pagamento degli interessi passivi sul debito, ma dal dicembre 2023 l’assemblea dei soci di Conerobus ha sempre posto il diniego a quella soluzione. Un’alternativa alla ricapitalizzazione c’è, ossia foraggiare le casse con denaro fresco da parte della Regione, incrementando il costo al chilometro del contratto di servizio, oppure aumentando le tariffe di viaggio. La prima soluzione appare difficile, sia sotto il profilo economico-finanziario, ma soprattutto in vista della gara del Tpl fissata per la seconda parte del 2026; la seconda opzione è ancora più difficile in un periodo di pre-campagna elettorale in vista delle Regionali del prossimo autunno.

Pierfrancesco Curzi