
"De André-Pfm, magia nata da un’amicizia"
Sono passati quarantacinque anni da uno degli eventi che hanno segnato la storia della musica pop italiana: "Fabrizio De André e Pfm in concerto", il tour che per la prima volta vedeva esibirsi fianco a fianco un grande cantautore, forse il più grande, e una rock band di fama internazionale come la Premiata Forneria Marconi. De André non c’è più, ma il gruppo di Franz Di Cioccio sì, e dà appuntamento a questa sera (ore 21) al Teatro delle Muse di Ancona, dove parte il tour ‘Pfm canta De André Anniversary’. È l’occasione per riascoltare quelle straordinarie canzoni, e anche i classici della band. Non solo. Per rinnovare l’abbraccio fra il rock e la poesia, alla scaletta originale saranno aggiunti anche brani tratti da ‘La buona Novella’ di De André, completamente rivisitati dalla Pfm. Sul palco, con l’attuale formazione del gruppo progressive italiano più noto al mondo, ci saranno tre ospiti d’eccezione: Flavio Premoli, uno dei fondatori della band, con l’inconfondibile magia delle sue tastiere, Michele Ascolese, chitarrista storico di ‘Faber’, e Luca Zabbini, leader dei Barock Project.
Di Cioccio, il tour sta già registrando i primi sold-out. Per voi, il motivo è un repertorio di eccezionale valore o è anche la voglia che il pubblico ha di sentire musica ‘vera’, e non qualche rima messa sopra il solito ritmo, magari cantata con l’autotune?
"Non lo so, ma peggio per chi resta a casa, perché si perde qualcosa di assolutamente speciale. Questo tour non nasce così, a caso, o per fare soldi. C’è un senso artistico che ha origine dall’incontro di persone unite da affinità elettive. Quello che abbiamo fatto con De André ha pochi eguali al mondo. C’è la poesia di Fabrizio che ti prende, e c’è la musica della Pfm che ti fa volare in alto".
Una bella immagine.
"Intendo dire che musica e parole si fondono insieme in una maniera unica. Sono due mondi paralleli che magicamente si incontrano. Il progressive e il cantautorato. Allora fu un esperimento fantastico, diventato un affresco musicale che ancora oggi ti cattura".
Ma come nacque tutto?
"Io andai a trovare Fabrizio in Sardegna, e semplicemente gli chiesi: perché non facciamo qualcosa insieme? Dico ‘semplicemente’, ma in realtà bisognava avere una faccia tosta come la mia per andare a casa di De André e proporgli una cosa del genere. Uno come lui. All’inizio era titubante. Sapeva che la Pfm era un gruppo ‘particolare’. Ma poi si convinse. Il progetto nasce, e continua oggi, da un’amicizia".
Alla fine del recente spettacolo di Neri Marcoré tratto da ‘La Buona Novella’ viene diffusa in teatro la vostra versione del Pescatore. Il pubblico ‘impazzisce’, si alza in piedi trascinato dall’entusiasmo.
"È un pezzo esaltante. Già l’originale ha una musicalità ricca, che noi abbiamo accentuato. È l’esempio di quell’alchimia che si era creata tra noi e Fabrizio". Anche voi però, pur essendo un gruppo progressive, eravate capaci di creare un capolavoro come Impressioni di settembre, brano ‘anche’ cantautorale.
"Sì, è una bellissima canzone. Come ‘Bocca di rosa’, che sembra quasi uno scioglilingua. Ma ogni pezzo di questo tour è una cosa a sé, anche se il pubblico percepisce ‘l’insieme’. Perché tutti i brani hanno in comune questo magico effetto provocato dall’incontro della musica e della parola. O dovrei dire, della musica e della poesia".
Contento del ritorno di Premoli?
"Con lui ho lavorato tante volte nel corso del tempo. Porta delle cose che con questo concerto ci stanno bene. Tra l’altro in un pezzo suonerà la fisarmonica".