ANDREA PONGETTI
Cronaca

Deportato in Germania, eredi risarciti

Bice Bartolini riceverà 55mila euro per il marito Silvio Servizi che l’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero

Bice Bartolini riceverà 55mila euro per il marito Silvio Servizi che l’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero

Bice Bartolini riceverà 55mila euro per il marito Silvio Servizi che l’8 settembre 1943 fu fatto prigioniero

"Una sentenza storica, con pochi precedenti in Italia, che può aprire ad altre di tal tipo": così esordisce l’avvocato Roberto Paradisi che ha sostenuto la causa intentata nel 2023 da Bice Bartolini – poi deceduta nel 2024 – per una vicenda che aveva coinvolto il futuro marito, Silvio Servizi, ben 80 anni prima. Siamo nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, Silvio Servizi, che aveva già svolto il servizio militare, viene richiamato alle armi per il conflitto su scala globale: è il 1942 ed ha già 28 anni. Dopo l’8 settembre 1943 viene catturato dai tedeschi in Dalmazia e come migliaia di altri italiani viene trasportato in Germania per essere detenuto in un campo di prigionia: è uno dei tanti internati militari italiani, quei soldati che vengono rastrellati e deportati nei campi della Germania nazista dopo l’armistizio di Cassibile e il proclama Badoglio dell’8 settembre 1943. Silvio resta in quel campo per due anni, dall’8 settembre 1943 al 5 settembre 1945: l’11 settembre 1945 riesce a rientrare a Senigallia, dove vivrà fino al 1988, quando si spegne all’età di 74 anni. Nei due anni da internato, vive in condizioni di scarsa igiene, in un luogo sovraffollato, lavorando tra le 70 e le 100 ore settimanali. Si ciba con un po’ di riso, pane nero, qualche carota ma soffre la fame, tanto da andarsi a cercare – racconta al ritorno ai familiari – le bucce di patate tra i rifiuti. Tra coloro che lo aspettano a casa, senza praticamente nulla sapere di quello che è il destino del suo compagno, in quei giorni c’è anche Bice Bartolini, che è la sua fidanzata: si sposeranno al rientro di Silvio a Senigallia. Ed è stata proprio Bice Bartolini, poco prima di morire, con sua figlia Ivana Servizi, a rivolgersi all’avvocato Paradisi per avere un risarcimento per quanto subito dal futuro marito in quel frangente terribile: il Tribunale di Roma le ha dato ragione obbligando la Germania a pagare circa 55.000 euro. "Una sentenza storica non soltanto perché viene riconosciuto quanto subito da Silvio Servizi, ma anche perché viene attribuito il diritto al risarcimento a una donna che all’epoca dei fatti non era ancora la moglie, ma la promessa sposa", spiega Paradisi che aggiunge: "dal punto di vista giuridico, già dal processo di Norimberga contro i criminali nazisti si è condannato in base a un diritto naturale, che pre-esiste a quello degli Stati e del diritto internazionale. Nel caso in questione il Giudice ha riconosciuto le sofferenze patite da Silvio Servizi, testimoniate anche dalla famiglia e pure il legame affettivo che, pur ancora non sancito del matrimonio, legava il militare senigalliese a Bice, che avrebbe sposato subito dopo la fine della guerra". Silvia Rotatori, nipote della coppia, ricorda: "impossibile dimenticare i racconti a tavola del nonno. Quando fu liberato, aveva perso 20 chili". Oggi quantomeno Silvio, Bice e la loro famiglia, hanno potuto avere almeno un po’ di giustizia.

Andrea Pongetti