
Cesare Capocasa, quando è previsto il suo arrivo ad Ancona?
"Sarò da voi giovedì prossimo, pronto per entrare in servizio". Prima di passare ai temi operativi, non le sembra particolare il fatto che nel capoluogo dorico a distanza di così pochi anni due fratelli diventino questori?
"In effetti non è così usuale avere due fratelli che arrivano a un determinato livello quasi succedendosi".
Si parla di questura depotenziata, di Ancona e Marche ‘dimenticate’, lei cosa ne pensa?
"Penso di essere onorato e lusingato di aver ricevuto l’incarico di guidare la questura della provincia di Ancona. È l’unica considerazione che mi sento di fare, oltre al fatto della gioia di tornare nella mia terra, le Marche, viste le mie origini sambenedettesi".
Quali i suoi legami operativi con la città dorica?
"La provincia di Ancona la conosco bene, mi è capitato spesso di collaborare nei primi anni ’90, allora con Italo d’Angelo, e ricordo una particolare indagine ‘under cover’. Il lavoro condiviso con l’ex questore Iacobone, Cinzia Nicolini che purtroppo non troverò al mio arrivo visto che è andata in pensione il mese scorso".
Conoscendo le Marche e Ancona cosa si aspetta da questo territorio sotto il profilo operativo di polizia?
"Beh penso soprattutto al porto, davanti alle coste croate raggiungibili in pochissimo tempo. Uno scalo importante e dunque esposto al rischio di infiltrazioni anche se non mi risultano notizie e segnali di presenza della criminalità organizzata. Il rischio, tuttavia resta. Inoltre penso allo sviluppo immobiliare e alla crescita del turismo che inevitabilmente porterà movimenti, interessi e gente nuova".
Eppure in città da un anno e mezzo a questa parte, dal primo lock down provocato dalla pandemia in avanti, il fenomeno più concreto appare quello del disagio giovanile, per riassumere, le baby gang. Cosa ne pensa?
"Non conosco nei dettagli la faccenda, avrò modo di approfondirla. Detto questo noi dobbiamo essere molto incisivi per assicurare legalità, ma al tempo stesso essere bravi a interpretare il disagio. Spesso si tratta di inciviltà, maleducazione, non sempre di spessore penale. A Ferrara in passato è successa la stessa cosa".
Insomma il ritorno del concetto di sicurezza urbana, è così? "Esattamente, un concetto di cui si parla poco e invece rappresenta la chiave per garantire sia un controllo sui reati che sulla percezione del pericolo da parte dei cittadini".
Quali sono i cardini della sua attività operativa?
"La polizia che amo è quella che intercetta i disagi favorendo una civica convivenza della comunità. A livello operativo ritengo fondamentale il controllo del territorio, opera che porterò avanti con la guida del prefetto. Sarò il questore di tutti".