Lasciarsi, ancora prima della guerra, ma senza sapere se un giorno la vita li avrebbe fatti incontrare ancora. Accadde questo ai fratelli Mario e Attilio Manini, nati e cresciuti ad Ancona, figli di una famiglia assai conosciuta a Torrette, costretti a migliaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro complice l’insorgere del regime fascista. Mario, dichiaratamente antifascista e fervido oppositore della dittatura, fu costretto da giovane ad emigrare in Argentina. Per ragioni politiche, ovviamente. Ma anche per cercare fortuna in sud America, dove poi trovò lavoro e si fece una famiglia. Non una scelta facile, lasciando dietro sé la protezione di casa e gli affetti. Ma un percorso comune a tanti italiani, in quegli anni, che s’imbarcarono con una valigia carica di aspettative di un futuro migliore e migrarono dallo Stivale verso l’Argentina. Attilio, invece, rimase nell’Anconetano. E proprio nel quartiere di Torrette crebbe la sua famiglia, che risiede lì a tutt’oggi. Sono stati i nipoti di Mario e Attilio, ovvero Roberto Eduardo Martich e Ernesto Manini, a potersi incontrare decine di anni dopo. Intrecciando le radici di un albero genealogico che sta assumendo ramificazioni diverse. Ma continua a germogliare.
CronacaFu la guerra a dividere i fratelli