
Il pino ultrasecolare crollato in piazza Cavour la notte tra sabato e domenica
L’enorme radice abbandonata a terra e transennata dagli operai del Comune. Ecco cosa resta del grande albero crollato all’improvviso l’altra notte in piazza Cavour. Un pezzo di polmone verde in meno nella stupenda piazza anconetana e meno ombra garantita dalla sua chioma. Un vero e proprio colpo al cuore, ma soprattutto motivo di grande preoccupazione: l’episodio, infatti, potrebbe non essere isolato. Se un pino di quelle dimensioni è venuto giù non in presenza di un evento atmosferico severo, vento e pioggia in particolare, significa che qualcosa non va e chi di dovere non ha fatto appieno il suo dovere. L’amministrazione comunale, nella persona dell’assessore al verde pubblico, Daniele Berardinelli, ha detto che la situazione di quell’albero era nota e che presto sarebbero stati messi in pratica alcuni interventi, lì e altrove. Ormai non si contano più gli episodi simili in aree verdi di pregio nell’ultimo anno. Un altro pino è caduto nell’area verde parallela di piazza Cavour (lato ex Inps) tempo fa, senza dimenticare il piano crollato al suolo in piazza Stamira, fino all’apoteosi dello choc alla pineta del Passetto. Manca la cura del verde sotto ogni profilo e l’annuncio dello stesso Berardinelli a inizio legislatura di internalizzare il settore e toglierlo dalle ditte esterne per ora non ha visto atti concreti e soprattutto la situazione è allarmamte. Intanto in piazza Cavour anche la parte elettrica della linea filoviaria è stata ripristinata dopo il crollo del grosso pino. L’episodio è accaduto in piena notte, attorno alle 4 del mattino di domenica e questo ha evitato che ci fossero feriti. In caso di incidente il mattino o il pomeriggio il rischio che la pianta colpisse dei passanti sarebbe stato molto concreto. Nei prossimi giorni anche il pezzo di radice sarà recuperato e smaltito. Sistemata anche la situazione dei cavi elettrici del filobus che a causa del crollo del pino secolare erano stati divelti e si sono ritrovati a terra.