
In azione gli agenti del commissariato
Fabriano (Ancona), 7 giugno 2024 . Ancora una maxi truffa informatica: i poliziotti del commissariato denunciano una coppia dedita a questo tipo di ‘affari’. Il fatto di riferimento riguarda l’acquisto su una nota piattaforma commerciale web di una microcar da destinare al proprio figlio studente. Dopo un’attenta ricerca, l’interesse del genitore si è concentrato su un mezzo non nuovo ma con pochi chilometri percorsi ed in buono stato. Numerosi sono stati gli scambi di informazioni e fotografie del veicolo i quali hanno ottenuto la soddisfazione dell’acquirente. Il venditore, dichiaratamente un privato residente nel Nord Italia, dopo aver proposto il prezzo di 5.500 euro, si accordava con il fabrianese per 4.500 euro: a fronte dell’importante sconto, però, il venditore ha richiesto il pagamento con bonifico istantaneo anticipato di metà della somma. Le premesse sono state ritenute credibili dal fabrianese che si è apprestato così a versare, sull’Iban fornito dal venditore, 2.250 euro: il saldo, come da accordi, sarebbe intervenuto con analoghe modalità a consegna avvenuta. L’appuntamento per la consegna è stato fissato verso la metà del mese di maggio, in una via della zona artigianale-industriale di Fabriano. All’ora fissata, però, della annunciata bisarca non si aveva notizia. Trascorsa un’ora, l’acquirente ha iniziato a telefonare al cellulare del venditore, utilizzato per le trattative: questi prima asseriva che il mezzo aveva ritardo a causa del traffico in autostrada, quindi, dopo un’altra ora, che era stato fermato per un controllo da una pattuglia delle forze dell’ordine. Alla fine, dopo circa due ore dall’appuntamento fissato, il presunto venditore ha smesso di rispondere. Non restava altro che al beffato fabrianese che rivolgersi al commissariato della Polizia di Fabriano per la querela. Le indagini, immediatamente avviate, hanno consentito di individuare, identificare e denunciare un uomo ed una donna residenti in una città del sud Italia, non nuovi ad essere segnalati alla giustizia per reati dello stesso genere, rispettivamente titolari della utenza telefonica truffaldina e dell’Iban utilizzato per la frode. Grande sorpresa suscitava, però, nei poliziotti, il notare che le residenze dei due coincidevano. Dopo un rapido accertamento presso l’ufficio anagrafe del Comune interessato, scoprivano che i due erano marito e moglie, evidentemente soci di una “impresa famigliare” dedita alle truffe online.F