
Ferretti showman: "Scenografo per sbaglio"
Dante Ferretti grande scenografo, ma anche grande ‘showman’. Il Maestro, tre volte Premio Oscar, ieri ha conquistato il pubblico della Mole di Ancona con la sua simpatia e la sua, spesso caustica, ironia.
L’occasione? Il debutto di ‘Prima Scena’, festival europeo dedicato alla scenografia di cui Ferretti è direttore artistico. Oggi (ore 16) Ferretti donerà una copia firmata del plastico raffigurante il labirinto del film ‘Il nome della rosa’ al Museo Omero, dove rimarrà in mostra per il trentennale della fondazione. Alle 18 l’Orchestra Notturna Clandestina diretta da Enrico Melozzi dedicherà un concerto al Maestro, omaggiato anche da una mostra con grandi riproduzioni di sue opere inedite.
Alcuni suoi bozzetti storici invece Feretti li ha illustrati ieri, intervistato da Alessandro Boschi di ‘Hollywood Party’ (Rai Radio 3) e ‘stimolato’ da Mauro Mazziero, organizzatore del festival. E così ha inizio un racconto che parte dall’infanzia nella sua Macerata, e finisce con i progetti futuri (un film di Timothy Bogart, con il quale ha appena finito ‘Verona’, musical americano su ‘Romeo e Giulietta’).
Ogni domanda di Boschi è l’occasione per una battuta. Già dalla prima: ‘Perché ha scelto questo mestiere?’. Risposta: "Per sbaglio". In realtà Ferretti rivela i ‘prodromi’ del suo genio già poco più che adolescente. E la sua carriera incredibile spicca il volo proprio da Ancona.
"Quando dopo l’Istituto d’arte a Macerata andai a Roma cominciai a lavorare con Aldo Tomassini Barbarossa, architetto e scenografo. Lui un giorno mi disse: devi fare due film ad Ancona. E io: ma come, ho fatto tanto per venire via dalle Marche e ora mi ci rimandate? I film erano ‘Le prigioniere dell’isola del diavolo’ e ‘Il giustiziere dei mari’ di Domenico Paolella".
Ferretti cita Portonovo, una delle location, "là dove c’è quella torre". Poi spiega che "Tomassini veniva poche volte. A 17 anni portai avanti da solo due film contemporaneamente. Alla fine tutti erano felici. Il produttore mi presentò lo scenografo Luigi Scaccianoce, che faceva il ‘Satyricon’ di Fellini. Io divenni uno dei suoi aiuti".
E’ uno degli incontri ‘fatali’ di Ferretti, che girerà sei film con Fellini. Ma prima c’è Pasolini, con cui il Maestro aveva iniziato a lavorare per ‘Il Vangelo secondo Matteo’. "Un giorno ricevetti una telefonata: entro tre ore dovevo essere in Cappadocia. Pasolini mi voleva per ‘Medea’. Aspettava me per iniziare".
Gli aneddoti si susseguono, le risate del pubblico anche. Fellini spunta ovunque. L’idea della palla in ‘Prova d’orchestra’, ad esempio. E’ di Ferretti, ma Fellini se ne appropriò. Sul palco salgono chi il festival l’ha voluto, come il presidente della Regione Francesco Acquaroli, che loda "una terra che ha dato i natali a tanti personaggi straordinari", e l’assessore alla cultura Paolo Marasca, che ricorda il sopralluogo di qualche mese fa alla Mole con Ferretti: "Sentivo di essere con qualcuno che vede cose che gli altri non vedono. Lui le stava già immaginando".
Raimondo Montesi