Le 13 cannelle e il miracolo

Andrea Massaro

Andrea Massaro

Ancona, 19 ottobre 2014 - What's «13 cannelle», chiede il turista tedesco a un attempato passante anconetano. «Come sarebbe a dire? E’ il monumento più importante di Ancona».  Non a caso davanti alla fontana del Calamo, uno dei simboli del capoluogo, c’è un plotone di vigili urbani. Sono tutti lì a controllare che i turisti guardino senza deturpare. Basta con questa storia dei viaggiatori distratti che si fermano biascicando un panino. E che modi sono... Le 13 cannelle vanno contemplate. Per farlo, occorre che nessuno si avvicini troppo, altrimenti si rischia di compromettere il loro equilibrio storico e monumentale.

Solo quando si è veramente assorti e si riesce ad assorbire lo spirito che emanano, allora sì che si potrà dire di averle visitate. Deve regnare il silenzio, non deve volare una mosca nel raggio di un almeno un chilometro. Via bambini e ragazzi festanti nei bar. Via tutto: tavolini, camerieri. Ecco, persino i bar. E i vigili controllino che tutto vada come da dettame della Sovrintendenza. Una sorta di tavola delle leggi che va rispettata. Quindi, se qualcuno ha bisogno dei vigili per un’urgenza, tenga presente l’impegno delicato a cui sono stati chiamati. Poi tranquilli: un giorno qualcuno ci dirà la verità e farà anche uscire l’acqua dalle 13 cannelle. E allora sì che grideremo tutti insieme al miracolo di Ancona: la prima, vera città morta d’Italia.