
Un 40enne bengalese aveva denunciato la scomparsa della moglie. La donna sarebbe stata picchiata per anni, il sospetto di un mix di farmaci.
Tornava dal lavoro e non trovando più la moglie in casa ne aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri scoprendo non solo che la donna se ne era andata ma lo aveva anche denunciato per maltrattamenti in famiglia. Con la stessa accusa l’uomo, 40 anni, di origine bengalese, è finito a processo davanti al giudice Carlo Cimini e ora rischia una condanna a tre anni di reclusione. Questa è stata la richiesta formulata ieri mattina dalla Procura, a istruttoria finita. Terminato di sentire i testimoni di accusa e difesa, in tribunale, è stato lasciato campo alla discussione delle parti e il pm ha chiesto per l’uomo tre anni.
Secondo il castello accusatorio la moglie, più giovane di lui di dieci anni, sarebbe stata picchiata per anni e limitata anche della libertà personale come uscire di casa senza di lui o andare a scuola per imparare la lingua italiana. La donna avrebbe subito minacce, soprusi e anche un tentativo di avvelenamento scampato solo perché poi si era rivolta all’ospedale. Finché la coppia è stata insieme ha vissuto ad Ancona, dove si era trasferita dal Bangladesh. Per dieci anni la 30enne avrebbe subito violenze fisiche e morali, andate avanti fino al 10 febbraio del 2022, il giorno in cui la vittima si è decisa a lasciare l’abitazione per sempre. Preso un treno aveva fatto perdere le sue tracce al coniuge.
L’uomo ha fatto la denuncia di scomparsa il 12 febbraio dello stesso anno, ai carabinieri della Montagnola. I militari avevano avviato una indagine ricevendo, con loro sorpresa una mail della donna dove spiegava che non era scomparsa ma si era allontanata da un marito violento che l’avrebbe picchiata sempre. Fuggita in Toscana la 30enne aveva fatto poi denuncia ai carabinieri del posto, raccontando i maltrattamenti subiti. Tutto sarebbe iniziato nel 2015, l’anno in cui si era trasferita in Italia con il marito. In casa con loro avrebbero vissuto dieci uomini, a cui la donna doveva cucinare e fare le faccende domestiche. Dopo due mesi che era in Italia aveva scoperto che il marito aveva un’altra moglie e sono iniziati i litigi. Poi l’avrebbe tenuta segregata e picchiata ogni giorno. Ha sospettato anche un tentativo di avvelenamento con un cocktail di medicine che l’ha fatta finire in ospedale.
L’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Alessandrini, ha sempre negato le accuse. La moglie, che non è più tornata a vivere nelle Marche, è parte offesa rappresentata dall’avvocato Cinzia Bruschi. Sentenza il 4 marzo.