REDAZIONE ANCONA

Giocatori con la testa bassa e una società ancora acerba. Servono solo sudore e orgoglio

Il giorno dopo il tonfo di Termoli sono ripresi gli allenamenti. Non parla nessuno, ma ci sarebbe molto da dire

Il giorno dopo il tonfo di Termoli sono ripresi gli allenamenti. Non parla nessuno, ma ci sarebbe molto da dire

Il giorno dopo il tonfo di Termoli sono ripresi gli allenamenti. Non parla nessuno, ma ci sarebbe molto da dire

Il giorno dopo i quattro schiaffi di Termoli è il monumento all’amarezza. Giocatori a testa bassa al campo per la ripresa degli allenamenti, facce tirate, delusione palpabile. Commenti duri sui social da parte della tifoseria. E bocche cucite nello staff, un silenzio che dice più di tante parole. Il tonfo del Cannarsa fa rumore, d’altra parte Ancona non né Notaresco né Fossombrone, giusto per prendere ad esempio i due centri del girone con meno abitanti. Ora Boccardi e compagni sono chiamati a un compito affatto scontato: reagire e farlo da Ancona, risollevare la testa, come una vera squadra, anche se creata dal nulla due mesi e mezzo fa. La vergognosa sconfitta deve restare indelebile nella memoria dei giocatori che vestono la maglia dorica, ma come monito per il futuro, in modo che sia il punto più basso da cui riprendersi, rimbalzando verso l’alto. La figuraccia di Termoli sarà ricordata, così come quella dello scorso anno a Recanati. Quella di allora figlia di una situazione completamente diversa, questa ancora da digerire. Ma soprattutto da superare in fretta, perché già domenica al Del Conero arriva la Recanatese. L’Ancona che, in pratica, non è scesa in campo al Cannarsa, è un’Ancona da cancellare. Ma qui non bastano il lavoro e l’impegno quotidiano. Stavolta giocatori, staff e società, ma soprattutto chi è chiamato a scendere in campo, dovranno metterci qualcosa di loro, fare il salto di qualità, dal punto di vista mentale, prima di tutto, capire per bene cosa significa l’Ancona e vestire la maglia con il cavaliere armato. Se altre sconfitte di questo inizio di campionato erano imputabili a episodi, a situazioni, a errori individuali, quella di Termoli mette tutti sul banco degli imputati. Reagire subito. Compatti, insieme, in campo. Per la città, per la maglia, per la tifoseria che prima s’è presentata al Cannarsa in numero considerevole, specie per un mercoledì pomeriggio, e poi ha avuto il merito di andarsene, dopo il quarto gol, lasciando parlare gli spalti ospiti deserti, anziché la naturale rabbia che si sarebbe scatenata dopo il novantesimo. Perché quella di Termoli è una sconfitta che scatena rabbia e delusione. Ma scatena anche e di conseguenza la dietrologia, i pensieri disfattisti e il "noncelodicono" che non passa mai di moda. Tutto più che comprensibile, specie dopo la titubanza con cui la società ha partorito il suo direttivo, ma soprattutto dopo quello che è successo agli inizi dello scorso mese di giugno con l’ennesimo fallimento sportivo. Gadda e Guerini, insieme a Bruniera, sono icone del calcio anconetano, nessuno metterà mai in discussione il loro operato. Non a caso sono stati posti a garanzia dell’ennesima ripartenza. E allora è chiaro che a finire sulla graticola sono le diatribe societarie e tutte le incertezze e le difficoltà incontrate da una realtà neonata, che i primi passi concreti deve ancora farli. E allora? Rimboccarsi le maniche, tutti, e reagire, subito. Abbiamo provato a parlare con il presidente Polci, Ancarani e Tomei. Nessuno vuole dare dichiarazioni. Ma questa è l’Ancona, per chi ancora non lo avesse capito.

Giuseppe Poli