
Mauro R. epetto al fianco di Max Pezzali negli 883
Due serate ‘Alla ricerca dell’uomo ragno’. Venerdì 23 maggio al Teatro Gentile di Fabriano e il giorno dopo alle Muse di Ancona andrà in scena uno show imperdibile per i fan degli 883, band dalla vita breve, ma che ha segnato in modo indelebile il pop italiano dei primi anni ‘90. Merito di brani come ‘Nord sud ovest est’, ‘Sei un mito’, ‘Come mai’ e soprattutto ‘Hanno ucciso l’Uomo Ragno’, autentico tormentone del 1992. Gli 883 erano Max Pezzali e Mauro Repetto, il quale ora porta in scena la storia del duo, e anche di ciò che è venuto dopo, come le sue ‘avventure’ in America.
Repetto, ‘Alla ricerca dell’uomo ragno’ è autobiografico, ma c’è anche molta ‘fiction’, per cosi dire, a partire dall’ambientazione medievale.
"Come Benigni e Troisi ci hanno insegnato quando prendi un po’ di distanza da quello che racconti hai un taglio più ironico. In questa fiaba medievale due menestrelli di Pavia, la nostra città, devono consegnare delle canzoni al Conte Claudio Cecchetto che ha una corte piena di giullari fortissimi, in cui è difficilissimo entrare. Ci sono anche il Barone Fiorello, il Principe Lorenzo Jovanotti e il Marchese Gerry Scotti".
E ‘l’Uomo Ragno’?
"Naturalmente c’è anche lui. E poi c’è la Donna dei sogni, che appare per illudermi, ma che non darà seguito alla mia ‘ricerca’. Ma va bene così".
E le vostre canzoni fanno da ‘colonna sonora’ della vicenda?
"Sì, il pubblico potrà fare una scorpacciata di canzoni degli 883. Ma ci saranno anche citazioni di Bon Jovi, Springsteen, Tom Waits... Come Bon Jovi, ‘provinciale’ del New Jersey che aveva di fronte l’impero di Manhattan, noi di Pavia avevamo di fronte l’impero di Milano. In scaletta, quindi, oltre a un inedito, ci sarà qualcosa che esprime la voglia di ‘essere del New Jersey’. Tutti gli artisti che ho citato ci hanno ispirato".
In che modo esattamente?
"Uno come Bon Jovi faceva rock ballad quasi sanremesi. Questo ci ha aperto una strada, a noi che venivamo dal rap e che amavano Public Enemy e Run DMC. Vedendo che lui Jovi faceva quel tipo di canzone ci siamo detti che noi potevamo fare ‘Come mai’ o ‘Finalmente tu’. Abbiamo iniziato a scrivere brani molto ‘provinciali’, ma nel senso che la provincia è un universale, ha valori simili ovunque".
Viene da pensare alla Zocca di Vasco Rossi...
"Certo, o anche a Ligabue. C’è un serbatoio di materiale che ha alimentato decenni di musica pop".
L’idea di questa Pavia medievale come è nata?
"In realtà la città stessa è restata quasi medievale. In certe cose è rimasta ferma al passato. Ha una bellezza ieratica. La nebbia poi, aiuta... Direi anche la riservatezza della gente".
Lo spettacolo però è molto futuribile, visto che usate anche l’intelligenza artificiale.
"Sì, mi permette di parlare con me stesso e con Max Pezzali, quando eravamo giovani. Solo che loro non mi riconoscono. Dicono: ma chi è ‘sto vecchio? Per i giovanissimi un cinquantenne è già anziano. Nello show c’è molta autoironia".
Ma l’AI ti preoccupa, anche solo riguardo alle conseguenze sul fare musica?
"Proprio per questo io ho insistito che ‘lei’ fosse schiava nostra, e non il contrario. Più che preoccupati bisogna essere attenti, vigilanti".
Le due serie tv sulla storia degli 883 hanno avuto grandissimo successo. Ci sarà anche un terzo capitolo?
"Secondo me ci potrebbe essere. Devo dire che da spettatore le prime due mi sono piaciute".
Raimondo Montesi