ANDREA MASSARO
Cronaca

I cattivi odori di Ancona: "Non si respira più, intervenga il Ministero"

Natale con la puzza. Non è un cinepanettone rivisitato. Ma potrebbe essere trama di un giallo che dalle festività sta...

I cattivi odori di Ancona: "Non si respira più, intervenga il Ministero"

Natale con la puzza. Non è un cinepanettone rivisitato. Ma potrebbe essere trama di un giallo che dalle festività sta interessando buona parte dei cittadini della provincia di Ancona. Ammorbata da miasmi che a folate vengono spinti dal vento una volta verso mare, un’altra in direzione dell’entroterra. Anche se poi tutto sembra partire da Falconara che, vale la pena sottolinearlo, è sito industriale di alto profilo dando ospitalità alla raffineria Api, ma anche a industrie di bitumi, al depuratore. Insomma una pluralità di potenziali fonti odorigene sulle quali i nasi da tartufo dell’Arpam, l’agenzia regionale per l’Ambiente delle Marche, possono sbizzarrirsi. Da Natale ad oggi sono arrivate ai Comuni e quindi trasmesse anche all’Arpam, qualcosa come duecento segnalazioni. C’è gente che riferisce di non poter aprire le finestre di casa tanto è intenso il cattivo odore. Una puzza intensa di idrocarburi che da Falconara si è allargata a macchia di leopardo anche ad Ancona e alla Vallesina, fino a preoccupare, e non poco, i sindaci. Soprattutto a Jesi, il centro più grande.

Solo nella giornata di martedì da Falconara sono arrivate più di trenta segnalazioni. Il sindaco, Stefania Signorini, è sempre più decisa ad andare avanti sulla sua strada: "Ho chiesto un incontro al ministero, questa situazione va chiarita al più presto: bisogna capire la causa di questi fenomeni che stanno allarmando la popolazione". La raffineria non finisce mai finora sul banco dei presunti colpevoli, se non in una nota apparsa ieri sul sito del Comune di Montemarciano, comune costiero confinante con Falconara. "L’intensità dell’odore percepito – si legge – è risultata la medesima usualmente avvertibile nei pressi della raffineria, in assenza di emergenze o incidenti connessi all’esercizio di tale attività industriale".

Il giallo, quindi s’infittisce. Il direttore dell’Arpam, Giorgio Catenacci, conferma dalle rilevazioni effettuate il problema. "Le tre centraline di rilevamento che si trovano a Falconara hanno rilevato un andamento anomalo per le concentrazioni di biossido di zolfo, acido solfidrico e benzene. Si tratta però di odori che non hanno nemmeno sfiorato le soglie minime – dice Catenacci – per cui si ravvisano pericoli per la salute. Tutti i dati comunque noi li trasmettiamo al servizio sanitario che poi fa una sua valutazione". Da par suo il servizio sanitario territoriale in una lettera del 5 gennaio scorso afferma che "non ci sono particolari problematiche".

Le rassicurazioni non riescono però a respingere l’ondata che ammorba i nasi dei cittadini, anche ieri persistente in buona parte del territorio di Falconara. Ma anche ad Ancona, specialmente durante la notte, quando anche i vigili del fuoco sono stati chiamati a verificare l’origine dei miasmi nei quartieri a nord del capoluogo. E mentre i sindaci della bassa Vallesina s’infervorano, dopo aver coinvolto il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il ministero della Salute, i carabinieri del Noe, l’Ispra, l’Arpam, l’Ast, i vigili del fuoco, la Regione Marche e la prefettura di Ancona, i cattivi odori non danno tregua.