
Pattuglie dei carabinieri davanti alla ex Montedison
Faceva freddo e un gruppo di senzatetto aveva occupato l’edificio fatiscente dell’ex Montedison, a Falconara. In sei, tre uomini e tre donne, tra i 57 e i 39 anni di età, si erano sistemati con dei giacigli di fortuna chiudendo anche con delle tavole e dei lucchetti l’area dell’ex refettorio. Lì hanno vissuto per un periodo fino a quando a gennaio del 2022 la proprietà dell’immobile si era accorta dell’intrusione e aveva denunciato l’occupazione ai carabinieri. I sei romeni sono finiti in tribunale e rischiano di essere processati per invasione di edificio. Ieri mattina c’è stata l’udienza predibattimentale davanti alla giudice Francesca Pizii che non ha potuto proseguire perché non c’è certezza che i sei clochard siano ancora tutti vivi. Due di loro sarebbero deceduti ma il tribunale non ha i certificati di morte. L’udienza è stata aggiornata all’8 luglio e intanto sarà dato mandato all’Interpol di fare le ricerche per i due presunti morti in Romania. Era il 7 gennaio del 2022 quando il proprietario dell’agenzia immobiliare che detiene l’ex Montedison aveva fatto un sopralluogo a Falconara notando che la recinzione perimetrale del fabbricato aveva dei tagli ed erano stati ricavati dei buchi per passarci all’interno. Erano stati creati dei varchi. Il cancello era stato trovato manomesso come anche il portone di accesso ai singoli fabbricati. L’ex refettorio era stato completamente chiuso con dei lucchetti e delle tavole di legno, come a creare dei mini appartamenti accessibili solo a chi aveva le chiavi del lucchetto. Il proprietario dell’agenzia era anche entrato trovandosi davanti i sei romeni. Li aveva pregati di andarsene perché stavano facendo una occupazione abusiva e li aveva intimati che se non lo avessero fatto avrebbe chiamato le forze dell’ordine. Il gruppetto non si affatto intimorito e non si era mosso di lì. Visto che era in minoranza il proprietario aveva deciso di andarsene e rivolgersi direttamente ai carabinieri della Tenenza di Falconara. I militari avevano fatto un sopralluogo dopo pochi giorni trovando i sei romeni ancora nel fabbricato. Li avevano identificati e denunciati. Un operaio della proprietà aveva poi provveduto a chiudere tutti i varchi e le reti tagliate. L’area era stata già messa in sicurezza, prima che i senzatetto forzassero gli accessi, con tutte le accortezze del caso e i cartelli che avvisavano della proprietà privata.