REDAZIONE ANCONA

Il marchio sinonimo di omologazione

"I ragazzi di oggi pensano più a vestirsi firmati che a praticare sport o andare bene a scuola". È questa l’opinione di coloro che, noi giovani, chiamiamo "Boomer". Perché riteniamo sbagliata questa affermazione? Semplicemente perché le due cose non si escludono: un ragazzo può benissimo ottenere buoni voti a scuola, avere successo nello sport, saper socializzare bene e comunque prestare attenzione al modo di vestirsi. Va detto però che negli ultimi anni i ragazzi sono diventati "fashion victim", cioè troppo attenti al marchio, schiacciati da un consumismo compulsivo e non curanti della provvisorietà dei capi di vestiario costosi che acquistano. Si parla appunto di provvisorietà perché non vedono l’ora di liberarsi dopo neanche un anno dei vestiti per cui hanno fatto spendere soldi ai genitori. Sarebbe più giusto non far comprare loro capi troppo costosi solo per indossarli qualche mese e rivenderli su piattaforme apposite dopo neanche una stagione. Ma perché i ragazzi ritengono importante apparire alla moda indossando capi particolari e dispendiosi? Secondo alcuni studi, gli abiti indicano lo status sociale dell’individuo e lo aiutano ad aumentare la sua autostima. Inoltre permettono ad ogni giovane di riconoscersi in un gruppo. Se ci si fa caso, però, i ragazzi indossano abiti molto simili tra loro, poiché si affidano all’omologazione per nascondere paure e insicurezze, o per evitare possibili disagi derivanti dalle critiche dei loro coetanei.

Marco Bonazza e Juri Gasparini III A