REDAZIONE ANCONA

"La mia favola ecologista per tutti"

A GreenLoop è il giorno di Giobbe Covatta che allo Sperimentale porta "Polimero, un burattino di plastica"

Giobbe Covatta

Giobbe Covatta

Gioca subito il suo ‘asso’ GreenLoop, il primo Festival artistico dell’economia circolare che per la prima volta si svolge ad Ancona. E’ Giobbe Covatta, che stasera (ore 21) al Teatro Sperimentale proporrà in esclusiva regionale ‘Polimero, un burattino di plastica’, spettacolo da lui scritto e interpretato, con le musiche di Stefano Nanni suonate dal vivo dall’Orchestra Maderna e dal violista Danilo Rossi. E’ una favola ecologista che rivisita in chiave attuale la storia di Pinocchio: il burattino diventa un bambolotto di plastica; nella pancia della balena ci finisce un sacco di plastica; Mangiafuoco e` un grande inceneritore...

Covatta, come l’è venuta in mente questa idea?

"Non lo so. Le cose arrivano, chissà da dove. Io scrivo. Poi magari scopro che quello che ho scritto interessa. All’inizio non ho idea se ciò che mi viene in mente piaccia o no. Ovviamente mi fa piacere che sia gradito".

La storia segue grosso modo quella di Pinocchio?

"Più o meno sì. Alla fine però Polimero come regalo non chiede alla fata di trasformarlo in un bambino in carne e ossa, ma di diventare biodegradabile".

Una favola rivolta soprattutto ai bambini, i cittadini del futuro?

"Non so se è per bambini o per gli adulti. Forse è per tutti".

Dicono che nei giovani è nata una nuova sensibilità ambientalista.

"Sarà... A guardare i risultati, anche quelli elettorali, non mi sembra che le cose stiano cambiando. In America hanno votato uno che ha levato di mezzo gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici".

C’è chi nega il fenomeno. Anche alcuni scienziati.

"Chiariamo una cosa: non è vero che la scienza è divisa sull’argomento. Siamo 99 a 1. Quindi dovendo dare spazio agli scienziati per parlare dell’argomento, se a quelli che lo considerano reale diamo 99 minuti di tempo, a quelli che lo negano ne dobbiamo dare uno. Io ho seguito una serie di indagini scientifiche, al termine delle quali è risultato che su cento interpellati tre negavano il cambiamento climatico. Di questi, due erano teologi".

Ma cosa bisogna fare a livello ‘popolare’?

"Il primo passo è prendere atto della cosa, anche se è sgradevole. Se no continueremo a dire: va beh, che sarà mai, fa un po’ più caldo del solito. Dovremmo anche chiedere scusa al pianeta per come l’abbiamo ridotto".

Che ne pensa dei giovani che imbrattano monumenti e opere d’arte?

"Io non lo farei. Non sono d’accordo. Ma vedo che spesso si parla di questo tema solo quando avvengono certi episodi".

Raimondo Montesi