REDAZIONE ANCONA

L’esperto: "Sisma sovrastimato". Ma il pubblico in sala non apprezza

Ha provocato qualche reazione l’affermazione dello scienziato dell’Ingv, Massimiliano Stucchi. La lezione del modello Marche

"Il terremoto di Ancona è stato sovrastimato a livello di intensità delle scosse". L’affermazione dello scienziato dell’Ingv, Massimiliano Stucchi, qualche reazione l’ha provocata in platea alle Muse. In realtà era un concetto che aveva già espresso: "Si è parlato di scosse al 5.2 a gennaio e 5.9 a giugno 1972 – ha aggiunto Stucchi – In realtà nessuna ha superato il valore di 4.8° Richter, ma forte è stata la frequenza delle scosse, la bassa profondità e l’ipocentro è stato individuato proprio sotto la città". Scienziati come Viviana Castelli, esperta di terremoti nella storia che ha puntato la sua attenzione al racconto fatto dall’informazione in quei dieci mesi. Si parlò di cause, tra cui le trivelle in Adriatico e altre spiegazioni considerate poi assurde, e furono chiamati grandi esperti per studiare il caso. L’opinione pubblica confusa da pareri stravaganti, in fondo è successo anche con la pandemia. Una cosa certa è l’inizio, proprio da quell’evento sismico, dell’avvicinamento verso la nascita della Protezione civile: "La memoria non deve venire mai meno e i due eventi più importanti di Ancona, il terremoto del ’72 e la frana dieci anni dopo non possono diventare due buchi della storia – ha detto Fabrizio Curcio, coordinatore nazionale – La mia esperienza mi dice che Ancona e le Marche hanno sempre lavorato con metodo nelle fasi post-calamità, trasformando una criticità in una opportunità". L’assessore regionale con delega alla protezione civile, Stefano Aguzzi, aveva 10 anni all’epoca e viveva nel pesarese: "Una cosa è certa, lo scossone all’epoca fu grande, una città da ricostruire da zero, ma oggi Ancona è una delle città più sicure. Certo che tra sisma e frana la città non si è fatta mancare nulla". A Urbino viveva l’attuale prefetto di Ancona, Darco Pellos: "Ricordo l’angoscia provata e i pensieri rivolti agli anconetani – ha detto Pellos – Prima di quell’evento l’Italia non si era dimostrata pronta ad affrontare le calamità, penso al Vajont, all’alluvione di Firenze, al Belìce. Col terremoto di Ancona iniziò una nuova stagione e oggi il modello marchigiano di difesa è all’avanguardia grazie a Roberto Oreficini (ex responsabile della protezione civile Marche, ndr)". Infine Valeria Mancinelli che ha voluto ricordare soprattutto il suo predecessore: "La sua guida è stata un esempio in quei giorni, sia nella fase emergenziale che durante la prima ricostruzione. Le istituzioni del tempo si sono dimostrate all’altezza, in particolare il primo cittadino, Alfredo Trifogli, il ‘sindaco del terremoto’. Il Comune è e resterà sempre casa sua".