L’ex Fiera della Pesca è un covo di sbandati Rifiuti, macerie mai rimosse e rimpianti

Resta in piedi una parte di quello che era un polo attrattivo e commerciale: ora è soltanto un ricettacolo di degrado. Accanto all’ex Palombaro c’è di tutto, compresi i resti di una roulotte distrutta dalle fiamme prima di Natale

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di Pierfrancesco Curzi

Lungo la parete laterale di quello che per decenni è stato il suggestivo ristorante appoggiato su una palafitta (ultima gestione Il Palombaro) c’è un cumulo di macerie abbandonato da oltre un mese. Compresi i resti di una roulotte distrutta dalle fiamme prima di Natale, utilizzata come residenza di senza fissa dimora. L’incendio ha annerito la copertura dell’edificio e i segni sono evidenti, mentre a terra ci sono una serie di rifiuti e tre enormi sacconi bianchi colmi di materiale attorno a cui, per delimitare l’area della vergogna, è stato tirato il solito nastro bianco e rosso.

Signori, benvenuti nel degrado di ciò che resta di un’area che fino a pochi anni era ancora attiva. Nonostante la scomparsa del polo fieristico della Pesca, un pezzo di storia anconetana di cui restano solo dei ruderi, nella zona trovavano spazio una banca, due ristoranti molto frequentati, posti agli angoli opposti della Fiera. Oggi resta il bar e con esso l’auditorium gestito da un’associazione culturale della città. Lo spazio dei congressi è tuttora utilizzato (proprio ieri era fissato un convegno molto importante), ma colpisce davvero come uno spazio così di qualità possa essere circondato da un degrado che non ha pari. Tornando per un attimo all’ex Palombaro, ormai chiuso da due anni e la parte esterna ridotta a un immondezzaio, c’è bisogno di un intervento immediato da parte delle autorità competenti per ripulire l’area e rimuovere tonnellate di rifiuti accatastati. Una situazione che non fa certo onore allo scalo portuale dorico. Di fianco all’ex ristorante c’è un varco che consente di entrare nell’ex fiera, un corridoio asfaltato tra quello che fu l’ingresso principale ai padiglioni e la strada interna. Quel tratto è diventato un ricettacolo di altri rifiuti, c’è davvero di tutto, comprese poltrone, bancali di legno, stendini, batterie, taniche di plastica, rifiuti organici, addirittura un grill per la cottura dei cibi. L’area vede la presenza di alcuni soggetti senza fissa dimora che sfruttano la possibilità di avere uno spazio, anche coperto, ma è chiaro che la zona vada rimessa in sesto. Il resto dei padiglioni è stato demolito per fare spazio a una grande area di sosta per i tir vista l’insufficienza del parcheggio interno alla biglietteria. Il grande parking è assolutamente funzionale e alla fine rende meno pesante la situazione. Ci si chiede, tuttavia, quando tutta l’area possa essere rimessa in sesto, magari demolendo le parti non utilizzate e restaurando le altre. Lo scheletro dell’ingresso dell’ex Fiera, con quei pannelli gialli ancora ben evidenti a coprire i blocchi di cemento armato, andrebbe demolito al più presto. Ci sono però l’auditorium e il bar della Fiera sempre attivi, mentre l’ex ristorante Roof Garden, uno dei più rinomati della città fino a quando è stato aperto, è abbandonato. Davanti all’ingresso del bar, nel parcheggio, c’è un camper fermo lì da anni, ingiallito dal tempo. Insomma, c’è bisogno di un restyling totale.

Qualcosa di definitivo potrebbe arrivare dal nuovo mercato ittico, con la vecchia e ancora attuale struttura ridotta davvero male. I lavori però sono partiti e nella parte posteriore sono andati avanti. I limiti imposti dalla pandemia stanno interessando anche questo cantiere, ma a parte questo il progetto è chiaro e nel giro di massimo un anno e mezzo nascerà al Mandracchio una struttura super moderna e funzionale. Oltre all’edificio, con tanto di ristorante con terrazza panoramica, saranno rinnovati molti sistemi operativi per le aste. Certo ad essere demolita sarà una struttura storica e con essa i magazzini sul retro per la piccola pesca, una pagina che non tornerà più.