Madonna del Ridolfi contesa dai frati

E’ tornata nella chiesa di San Gaspare del Bufalo da dove i "missionari del preziosissimo sangue" l’avevano portata via nel 2003

Il vescovo monsignor Angelo Spina

Il vescovo monsignor Angelo Spina

Ancona, 18 ottobre 2020 - E’ stato un quadro decisamente conteso quello dipinto presumibilmente nei primi anni del Seicento e attribuito al pittore Claudio Ridolfi, nato a Verona nel 1570 e deceduto a Corinaldo nel 1644. Ci sono infatti voluti 17 anni affinché questo tornasse al legittimo proprietario: la Diocesi di Ancona.

La curiosità sta però nel fatto che, a volerlo tutto per loro, non era un collezionista d’arte… ma i Frati Missionari del Preziosissimo Sangue. Il dipinto, delle dimensioni di 190 per 125 centimetri, raffigurante la "Madonna portata in volo da un coro di putti" per oltre un secolo aveva fatto compagnia ai fraticelli quando, nel 1838, si stabilirono nella chiesa del Gesù. Il quadro però faceva più semplicemente parte degli arredi donati in comodato d’uso dalla Diocesi dorica.

Questione forse travisata dai frati che, quando nel 2003 si spostarono dalla chiesa di San Gaspare del Bufalo dove si erano ulteriormente spostati a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, si trasferirono a Rimini portandolo con loro. La Curia se ne accorse e lo richiese indietro ma ci vollero magistratura e carabinieri affinché finalmente, ieri pomeriggio, venisse restituito al legittimo proprietario con una cerimonia tenutasi alle 17 proprio nella chiesa di San Gaspare del Bufalo a Brecce Bianche, alla presenza del’Arcivescovo della Diocesi di Ancona-Osimo, Monsignor Angelo Spina.

Sono stati i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale, guidati dal colonnello Carmelo Grasso, a far luce sulla vicenda insieme al pm Rosario Lioniello. I frati asserivano infatti di esserne i legittimi proprietari avendo la certezza, tramandata nel tempo dai precedenti fratelli, di averlo acquistato. Purtroppo però non vi era alcuna documentazione che lo testimoniasse mentre ben chiaro era invece quanto appuntato da uno storico locale, Alessandro Maggiori, che nel 1821 descrisse minuziosamente il dipinto definendone inoltre la Curia come proprietaria legittima.

Quel quadro insomma era stato sempre lì e faceva semplicemente parte degli arredi dati in comodato con la struttura che in quel momento li ospitava. "Per evitare di essere eccessivamente scortese – ha detto Lioniello durante la cerimonia di consegna –, abbiamo prima inviato una missiva chiedendo appunto la restituzione del quadro. Non avendo ricevuto risposta, siamo dovuti ricorrere a un decreto di perquisizione e quindi al sequestro del quadro". Il provvedimento ha portato anche alla denuncia penale nei confronti di un frate. Provvedimento che quasi certamente verrà archiviato, e che vede l’accusa di spostamento illegittimo di beni. Un ringraziamento è stato espresso da Monsignor Spina, da parte di tutta la Chiesa e la Diocesi, nei riguardi della magistratura e dell’Arma per l’indagine portata avanti, che ha permesso al quadro di tornare nella sua sede legittima.